- Jonne Järvelä - Voce, Chitarra
- Cane - Chitarra
- Jarkko Aaltonen - Basso
- Matti "Matson" Johansson - Batteria
- Hittavainen - Violino, Jouhikko, Cornamusa, Flauto
- Juho Kauppinen - Fisarmonica
01. Vodka
02. Erämaan Ärjyt
03. Isku Pitkästä Ilosta
04. Mettänpeiton Valtiaalle
05. Juodaan Viinaa
06. Uniaika
07. Kultanainen
08. Bring Us Pints Of Beer
09. Huppiaan Aarre
10. Könnin Kuokkamies (bonus track)
11. Vesaisen Sota
12. Sulasilmä
13. Kohmelo
Karkelo
L'estate arriva quando si verificano due eventi: il festeggiamento del solstizio e la pubblicazione del nuovo album dei Korpiklaani, evento che ha puntualmente scandito la tarda primavera dell'ultimo lustro.
Il 2009 non fa eccezione ed ecco pronto “Karkelo”, sesto disco della Folk Metal band finlandese capitanata come sempre da Jonne Järvelä, che non sembra voler presentare grosse novità rispetto al predecessore, il poco entusiasmante “Korven Kuningas”: stessa line-up, stessa label e stessa strategia promozionale (con un singolone rilasciato un mesetto prima del disco vero e proprio).
E, sostanzialmente, stessa musica.
Rispetto al poco brillante disco del 2008, però, il nuovo “Karkelo” ritrova una certa qual verve compositiva, riconoscibile proprio dal già citato singolo: mentre l'anno scorso come 'assaggio' del disco venne scelto “Keep on Galloping” (brano letteralmente orripilante), quest'anno abbiamo una ben più convincente “Vodka”: tema alcolico, una sviolinata e due giri di fisarmonica, ritmo incalzante e melodie catchy, voce roca ed esaltante, il controcoro 'wodka' che accompagna ogni verso del bridge e un refrain che si stampa in testa in un tempo inferiore al millisecondo.
Tutto secondo il manuale della perfetta party-song targata Korpiklaani.
Per il resto, a livello di stile “Karkelo” viaggia sulla falsariga degli ultimi dischi, se si eccettua una maggiore concentrazione sul suono delle chitarre, più solide e fondamentali nello sviluppo dei pezzi – ne risulta un disco leggermente più lineare e spigoloso a livello di ritmica rispetto a cose più Folk fatte nel recente passato dal gruppo finlandese, in cui violini e fisarmoniche andavano sovente a dettare legge non solo nel reparto melodico ma anche in quello ritmico.
Poche sorprese ad inizio disco, con la già citata “Vodka” e altri due brani sul loro solito stile, prevedibili ma piacevoli, mentre la fase di “Karkelo” più interessante è forse quella immediatamente successiva: “Mettänpeiton Valtiaalle” mette in mostre le “qualità” vocali di Jonne, che gioca con la sua voce rude per dare potenza a un brano ben costruito, con diverse pause acustiche a inframmezzare le esplosioni metalliche, poste su dei ritmi ballabili che preannunciano come la sagra del paese sia imminente – e “Juodaan Viinaa” ne é la colonna sonora. Scanzonata ai limiti del Folk-Punk, con divertenti coretti vocali posizionati ben oltre il limite del ridicolo, la quinta traccia è puro delirio festaiolo, e offre uno svago piacevole che sarà sicuramente apprezzato ai concerti del gruppo. Ben diversa ma altrettanto interessante è la seguente “Uniaika”, cadenzatissima e lenta, ma tenuta 'sveglia' dal vocione ruggente di Jonne, oltrechè da una parte centrale che pare presa a prestito dall'Heavy-Power anni '80.
“Kultanainen” fotocopia la precedente aggiungendo un pizzico di velocità, mentre l'ultimo pezzo veramente interessante è il successivo: “Bring Us Pints of Beer” è ovviamente un'altra party song dal tasso alcolico sopra il limite, rapida nelle ritmiche e breve nella durata, tutta adrenalina e cordialità, ennesima erede di pezzi come “Beer Beer” o “Woden Pints”.
Da qui in poi è un calare inesorabile nell'anonimato, con una lentissima “Huppiaan Aarre” a spezzare tragicamente il ritmo e segnare la fine ideale del disco: gli ultimi 4 (o 5 se possedete la versione con bonus-track) brani sono scontati e manieristi all'inverosimile, e perdono di brillantezza rispetto a quelli che li hanno preceduti, vittime anche della consueta ingordigia degli ultimi Korpiklaani, a quanto pare incapaci di fare un disco con meno di dieci pezzi, e ben convinti dell'utilità di inserire almeno una manciata di filler-tracks per disco.
Cosa abbiamo, dunque? Esattamente quello che ci si aspettava: un disco apprezzabile dagli amanti del genere e del gruppo, divertente e con degli buoni spunti, ma inesorabilmente fiaccato dalla continua presenza di alti e bassi in una tracklist che è troppo lunga (e composta in “troppo” poco tempo) per non deficitare di qualità in qualche tratto.
Ma dubito che la cosa sia di interesse per i fan del gruppo: “Karkelo” lancia per la prima volta il tour dei Korpiklaani fin in Nordamerica, continente ancora inesplorato per il clan di Järvelä che è però già pronto alla conquista – ovviamente, con dischi ogni 12 mesi a giustificare nuovi, inarrestabili tour in cui far ballare e divertire il proprio pubblico.