- Jonathan Davis - voce, cornamuse, chitarra, batteria
- Head - chitarra, voce
- Munky - chitarra
- Fieldy - basso
- David Silveria - batteria
Guest:
- Chino Moreno - voce su Wicked
1. Twist (00:49)
2. Chi (03:54)
3. Lost (02:55)
4. Swallow (03:38)
5. Porno Creep (02:01)
6. Good God (03:20)
7. Mr. Rogers (05:10)
8. K@#Ø%! (03:02)
9. No Place To Hide (03:31)
10. Wicked (04:00)
11. A.D.I.D.A.S. (02:32)
12. Low Rider (00:58)
13. Ass Itch (03:39)
14. Kill You (+ Twist acappella) (08:37)
Life Is Peachy
Dopo il sensazionale omonimo album di debutto, i Korn registrano e pubblicano il suo successore; Life Is Peachy (titolo volutamente nonsense) esce così due anni più tardi, e da subito riscuote molto più successo nelle vendite, piazzandosi al terzo posto della Billboard chart. Questo perché nel frattempo sono usciti altri dischi di gruppi sdoganati dal sound dei Korn (uno su tutti Adrenaline dei Deftones), che hanno avvicinato molti nuovi ascoltatori al loro approccio musicale.
L'album ha un incipit devastante con la brevissima e sparata Twist, assurda e brillante improvvisazione vocale scat di un Davis ai limiti della pazzia, sorretta da una ritmica marziale e dalle chitarre distorte.
L'intro termina all'improvviso, facende partire Chi, in cui resta ancora Davis il protagonista; le sue urla toccano improvvisi e paurosi picchi di violenza brutale, ma si alternano a sussurri cantilenanti da psicopatico, e a ringhiate a denti stretti in cui sputa il chorus "Sick of the same old things! So I dig a hole, bury pain!".
Lost e Swallow sono invece riusciti pezzi di contrasto ed equilibrio, sorretti maggiormente dal resto della band, nonché musicalmente tendenti a ricercare variazioni di stile rispetto al disco precedente.
Porno Creep è un raro (per il gruppo) momento strumentale, ispirato dalle colonne sonore dei film pornografici dei 1970s, e serve ad introdurre Good God, probabilmente il vertice del disco, in cui si ritrovano tutte le caratteristiche musicali che hanno reso grandi le migliori tracce dell'album precedente, culminanti in un chorus memorabile.
Anche la seguente Mr. Rogers, scandita da schiocchi ritmici e avvolta da una tensione inquieta e psicotica, si posiziona tra i momenti più riusciti e positivamente differenti rispetto al debut.
La seconda parte del disco, tuttavia, palesa un grosso calo di idee.
Low Rider non è altro che una (orecchiabile, ma breve e inutile) cover dei War, sorretta da un avvolgente tappeto di cornamuse.
Wicked, le cui strofe rappate sono cantate da Chino Moreno dei Deftones, è una cover del rapper Ice Cube tesa a giustificare l'inserimento di una traccia di innocuo ed orecchiabile rap-metal.
No Place to Hide e A.D.I.D.A.S. si avvicinano pericolosamente all'essere eccessivamente catchy per comunicare il loro umore malato, ma restano due momenti coinvolgenti, anche se in ogni caso non è molto giustificabile il fatto che la seconda sia stata scritta per fare pubblicità all'omonima marca di vestiario prediletta dalla band, con cui l'anno precedente ha stipulato un contratto di supporto (anche se Davis maschera tale intenzione tramutando l'acronimo in "All Day I Dream About Sex" nel chorus, con un umorismo tipicamente korniano).
Ass Itch copia le soluzioni chitarristiche di A.D.I.D.A.S. (l'incipit è quasi identico), e ad ogni modo non dice nulla di nuovo o particolare, così come K@#Ø%!, un'insensato filler che contiene solamente volgarità gratuite.
Se ne conclude quindi che evidentemente Munky e Head sono due chitarristi ancora acerbi, ora bisognosi di crescere per evitare di riciclare sempre le medesime idee; ma, se nella prima metà del disco questa lacuna viene colmata dai testi e dalla personalità catalizzatrice di Davis, nella seconda metà anche lui mostra un evidente calo d'ispirazione: due tracce sono cover e quindi le parole non sono sue, mentre K@#Ø%! e A.D.I.D.A.S. restano testi elementari.
La traccia di chiusura Kill You suona invece come una seconda versione di Daddy: un brano inquietante ed angosciante posto a fine disco; ma il riciclo non può arrivare ai livelli dell'originale, ed infatti stavolta suona sì opprimente, ma anche non più così fresco, e perfino un po' forzato nel cercare il medesimo effetto, pur chiudendo il disco ad un livello paragonabile alle tracce iniziali.
Dopo di essa è presente un silenzio che precede la traccia nascosta: una versione "a cappella" di Twist, in cui si può ammirare la bravura di Davis nell'improvvisare vocalizzi non-sense.
Davis muove la acque anche mostrando la propria versatilità in un modo inedito, ovvero sotto il profilo musicale: suona le cornamuse su Low Rider, la chitarra su Mr. Rogers e Kill You, e la batteria qua e là lungo i pezzi.
Tuttavia, nonostante le evidenti pecche, il disco entra nella storia del rock dei 1990s grazie all'ancora evidente influenza esercitata sulla scena artistica, complici le sorprendenti vendite.
Ma non c'è confronto con l'album precedente.