- Mark Knopfler - Chitarra, Voce
- Richard Bennet - Chitarra
- Jim Cox - Pianoforte
- Guy Fletcher - Tastiera, Voce
- Gleen Worf - Basso
- Chad Cromwell - Batteria
1. What It Is
2. Sailing To Philadelphia
3. Who's Your Baby Now
4. Baloney Again
5. The Last Laugh
6. Do America
7. El Macho
8. Praire Wedding
9. Wanderlust
10. Speedway To Nazareth
11. Junkie Doll
12. Silvertown Blues
13. Sands Of Nevada
Sailing to Philadelphia
Pochi personaggi hanno segnato la storia del rock del pop come lo ha fatto Mark Knopfler, cantore di mondi dispersi, menestrello d'altri tempi, poeta umile e innamorato della vita, delle sue piccole cose, dei significati e delle emozioni nascoste in quei luoghi che solo lui, col suo ormai leggendario tocco strumentale, ha saputo scoprire e ritrarre.
Una carriera più che prolifica con i Dire Straits attraverso cui Knopfler si è imposto come figura di grande influenza per tutto il panorama rock mondiale; dopodichè una carriera solistica all'insegna dell'intimismo e di una dolce solitudine esistenziale: Sailing To Philadelphia, lontano anni luce dal rock dirompente dei Dire Straits, è la confessione più sincera e toccante di un musicista universale, nonchè il punto più alto toccato dalla sua esperienza solista.
L'album si apre con quello che è il suo capolavoro più puro ed emozionante, What It Is, ballata rock come non se ne sentivano da anni, un limbo di reminiscenze e di emozioni perdute in cui Knopfler scava con la magia della propria chitarra. Sebbene l'opener lasci fluire l'immaginazione dell'ascoltatore verso atmosfere dinamiche e scandite da ritmiche nette e arrangiamenti più densi, il disco - dall'omonima Sailing To Philadelphia in poi - si spegne man mano in un lento focolare cantautorale, in cui però la dimensione elttrica e quella acustica si fondono in una soave alchimia strumentale, ora più intimista (Baloney Again, The Last Laugh, Speedway At Nazareth, Sylvertown Blues), ora più solare (Do America, Junkie Doll) ma non sempre in grado di emozionare (Who's Your Baby Now, El Macho, Wanderlust).
Sends Of Nevada chiude infine l'album riassumendo e simboleggiando lo spirito knopfleriano di Sailing To Philadelphia in una ballata silenziosa e toccante in cui la chitarra fa solo una leggera apparizione, lasciando aperta la strada al malinconico intreccio di voce, pianoforte e soundscapes ambientali nel quale si racchiude tutto l'intimismo dello stile di Knopfler.
Non sarà un capolavoro, tantomeno un'opera imprescindibile per il rock moderno; ma ciò che rimane di sicuro è che, di questi tempi, ascoltare le parole, le musiche e le suggestioni emotive di un personaggio di questo calibro è un'esperienza ancora in grado di emozionare e di insegnare che l'età è solo un limite effimero, e che la vita - in ogni sua singola espressione - va ancora raccolta, osservata e interiorizzata come se fossimo ancora degli innocenti bambini.