- Robert Fripp - Chitarra, Mellotron, Tastiera
- Mel Collins - Flauto, Sax
- Gordon Haskell - Voce, Basso
- Andy Mc Culloch - Batteria
- Robert Miller - Oboe
- Nick Evans - Trombone
- Keith Tippet - Piano
- Jon Anderson - Voce
1. Cyrcus
2. Indoor Games
3. Happy Family
4. Lady Of The Dancing Water
5. Lizard:
a. Prince Rupert Awakes
b. Bolero – The Peackock’s Tale
c. The Battle Of Glass Tears
d. Big Top
Lizard
I King Crimson, già pienamente e meritatamente affermati nel mondo della musica progressive grazie a quell’indiscusso capolavoro che fu In The Court Of The Crimson King, ritornano sulla scena solamente un anno dopo pubblicando a distanza di pochissimo tempo altri due grandissimi dischi entrambi del 1970, In The Wake Of Poseidon e Lizard, ed è quest’ultimo quello che andremo ad analizzare adesso. La geniale vena artistica e compositiva di Fripp si dimostra nuovamente come la più intensa e profonda dell'intero movimento prog d'inizio anni '70: tanto che in Lizard lo spazio dedicato alla sperimentazione di nuove (nuovissime) soluzioni musicali sarà ancora maggiore di quanto lo era stato nei precedenti dischi.
Lizard è una magia circense, è un incantesimo fantasioso e coinvolgente che affonda le sue radici in uno stile e in una concezione musicale assolutamente peculiare e rivoluzionaria; canzone dopo canzone il genio di Fripp si scioglie in tutta la sua varietà, costruendo atmosfere stranianti e trasportandoci in assurde dimensioni percettive. Un circo dei sensi.
Le danze si aprono, per l'appunto, con la meravigliosa Cyrcus, emblema del continuo contrasto crimsoniano tra parti cacofoniche e intricate e soluzioni melodiche dal devastante impatto afrodisiaco: gli arrangiamenti, come al solito curati con precisione chimica, sono un inno alla più pura libertà espressiva, un rifiuto dei limiti predisposti, un superamento netto delle logiche precostituite. E così come la opener, tutto Lizard si esprime in questa sconvolgente libertà compositiva, sciorinando nodi armonici e atmosfere surreali con la più sconcertante delle semplicità: Indoor Games e il suo prog-jazz raffinato (gli intervalli acustici rimangono un'opera d'arte), Happy Family con le sue strutture più elaborate e avanguartiste (la prova di Fripp è disarmante tanto alla chitarra quanto alle tastiere), o ancora Lady Of The Dancing Water, ballata dolce e malinconica sulla quale si impone la voce del grande Jon Anderson (Jethro Tull) per una canzone dai forti connotati fiabeschi e onirici. E infine quella lunga, splendida suite che porta il nome del disco: Lizard, divisa in quattro magnifici ed emozionanti capitoli (Prince Rupert Awakes, Bolero – The Peackok’s Tale, The Battle Of Glass Tears e Big Top) è l'espressione abbagliante del genio frippiano, un concentrato di classicismo, ricerca strumentale ed elevazione atmosferica, aspetti che si ripercuotono capitolo dopo capitolo in una danza fantasiosa e magica che chiude Lizard nella maniera più giusta e perfetta.
Dopo averci stupito con il superbo In The Court Of The Crimson King, e con In The Wake Of Poseidon, Robert Fripp ritorna così a brevissima distanza dai precedenti capolavori, autoconsacrandosi definitivamente quale mostro sacro della musica progressive. Peccato che Lizard sia rimasto come uno dei lavori più sottovalutati dell'ensemble britannico, nonostante la sua forza e il suo impatto artistico rimanga inalterato ogni volta che lo si ascolta. Se non è magia questa..