- Robert Fripp - Chitarra, Mellotron ed Effetti
- David Cross - Violino, Viola e Mellotron
- John Wetton - Basso, Voce
- Bill Bruford - Batteria
- Jamie Muir - Percussioni
1. Larks' Tongues In Aspic Part I
2. Book Of Saturday
3. Exiles
4. Easy Money
5. The Talking Drum
6. Larks' Tongues In Aspic Part II
Larks' Tongues in Aspic
La follia pura, la sperimentazione senza freni inibitori, l'intuizione visionaria che si espande non conoscendo limiti, e poi quel fragile barlume di passione, di candida bellezza. Siamo nel 1973 e i King Crimson, capitanati dal solito Robert Fripp, si apprestano a rilasciare il quarto capolavoro della propria carriera discografica, la quarta mattonella che va splendidamente ad aggiungersi allo sterminato pavimento della perfezione del Rock: Larks' Tongues In Aspic. Ed ecco che un nuovo spettacolo regale, un nuovo inquietante melodramma prende forma su un palcoscenico onirico e desolato: dopo il masterpiece In The Court Of The Crimson King e i "minori" Lizard e In The Wake Of Poseidon, Fripp e soci proseguono sulla loro strada tessendo le reti di un altro capolavoro, di un altro, indimenticabile gioiello visionario.
Un lento evolversi di suoni e atmosfere deturpate, poi un violino sgraziato e pungente che precede una delle più immortali esplosioni sonore del progressive rock: Larks' Tongues In Aspic Part I è il punto di non ritorno nel cammino dell'ascesi rock settantiana, un colosso in cui si infrangono l'una contro l'altra impennate ritmiche, tenui pause atmosferiche e contorte scorribande chitarristiche. Un brano cerebrale ma al contempo astratto ed emozionante che, con un balzo felino, va a scavalcare il sinfonismo prog delle origini fissandosi in un rivoluzionario stato di equilibrio tra sperimentazione proto-metal e avanguardia colta: ogni passaggio della canzone è espresso con una ricercatezza ancora oscura a gran parte dei complessi sperimentali di allora, i suoni più cupi - che con la loro forza quasi tagliano e spezzettano il brano in differenti frammenti - celano al di sotto un romanticismo ormai privo della sua componente più solare che viene di conseguenza assorbita in un linguaggio ancora più tetro, bizzarro e soffocante (tutto ciò che prenderà perfettamente forma nel successivo capolavoro Red del 1974).
Quando poi Book Of Saturday ed Exiles cominciano a sciogliersi in tutta la loro dolcezza da romantic-ballad, sembra quasi di aver assistito ad un allucinato incubo notturno: le cerebrali strutture dell'opener si smorzano infatti nella morbidezza atmosferica dei due gioielli successivi che, nell'incorruttibile perfezione armonico-melodica della loro formula espressiva, cancellano l'agghiacciante follia degli inizi e la trasformano magicamente in un limbo di emozioni soavi e malinconiche suggestioni. E poi c'è quel caso ancora irrisolto, un interrogativo tanto enigmatico quanto sconosciuto a cui la critica rock non ha mai fatto realmente caso: il 23 Marzo 1973 usciva Larks' Tongues In Aspic (registrato in Gennaio e Febbraio ma in cui era presente materiale precedentemente composto), contenente l'ignoratissima Easy Money; il giorno dopo, 24 Marzo 1973, viene rilasciato The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd (registrato tra Giugno 1972 e Febbraio 1973), contenente la celeberrima Money. Somiglianza nel titolo, somiglianza nelle strutture, nel mood, nel messaggio, nell'atmosfera: due capolavori messi a confronto per uno dei casi più bizzarri e irrisolti nella storia del Rock, impossibile darne una risposta.
Sebbene ancora smarrito nelle contorsioni di questa visione labirintesca, il cammino verso la fine del disco diviene sempre più nitido, dapprima con l'emozionante esotismo dark del gioiello The Talking Drum, poi con il capolavoro conclusivo, il monolite della sperimentazione, la summa del linguaggio e della ricerca dei "nuovi" King Crimson: è Larks' Tongues In Aspic Part II, il punto di fuga in cui l'oscurità, la cupidigia esistenziale, l'onirismo, la disiullusione e l'eterno incanto emotivo si incontrano per l'ultima volta prima di scomparire dietro una sottile coltre di nubi, anch'essa destinata a perire sotto l'avanzata dell'orizzonte.
Larks' Tongues In Aspic è una delle opere più complesse, ricercate e seminali del prog settantiano, una pietra miliare fin troppo sottovalutata e incompresa il cui valore risulta però essere tutt'ora inestimabile per portata innovativa e sperimentazione stilistica. Che sia il migliore dei King Crimson è impossibile dirlo; ma che sia il più schizoide, il più completo, avanguardista e affascinante, beh, su questo non ci sono dubbi.