E’ accaduto rare volte nella storia della musica che una formazione pubblichi due album con lo stesso titolo a distanza di diversi anni l’uno dall’altro, ma i Killswitch Engage, la realtà Metalcore più celebre del panorama estremo e maggiormente promossa dalla scuderia Roadrunner Records, si sono lasciati coinvolgere da questa inusuale e stravagante scelta.
Il nuovo omonimo Killswitch Engage, che segue di tre anni l’ottimo precedente As Daylight Dies, rappresenta il capitolo che segna il primo decennio di attività della band di Westfield (Massachussets), un decennio carico di successo a livello di mercato musicale e ricco di soddisfazioni per aver contribuito alla diffusione di un genere ancora poco sperimentato.

I Killswitch Engage che si ritrovano nel 2009 sono un gruppo profondamente cambiato nelle dinamiche di song-writing, nonché un quintetto di alto profilo tecnico, in grado di plasmare brani potenzialmente più validi di quelli della maggior parte degli “allievi” che in questi anni hanno cercato di interpretare il Metalcore. Sebbene tali canzoni mostrino strutture complesse, capaci però di aprirsi anche al lato più commerciale, il five-piece americano non riesce a diversificarsi di publicazione in pubblicazione, risultando ancorato a quel sound che ha stregato migliaia di ascoltatori nel mercato europeo e d’oltreoceano e che la band ripropone uguale a se stesso fin dai tempi di The End Of Heartache.
Tracce come Starting Over riescono ad alternare l’approccio irruente tipico dell’Hardcore a ritornelli gradevoli e dai tratti distesi, in grado di plasmare quella dimensione da hit Metalcore cara al filone commerciale, ma che nel 2009 appare stilisticamente superata ed antiquata.
La voce del sempre impeccabile Howard Jones costituisce il punto di forza di qualsiasi lavoro targato Killswitch Engage, perché i cambiamenti di tono dal melodico clean al tagliente e penetrante lamento Hardcore hanno fatto scuola nel genere fin dalla dipartita del precedente cantante Jesse Leach.
E’ inutile sottolineare la preparazione tecnica della formazione, che costruisce splendide cavalcate in equilibrio fra Hardcore, Heavy e Death Metal (Reckoning), ma la povertà compositiva di fondo è purtroppo assai evidente: tra ritmi sincopati, sezioni di chitarra soliste e aperture melodiche, i Killswitch Engage sembrano aver concluso le proprie idee, conservando qualche discreta soluzione per la commerciale The Return e per l'oscura Lost, unici episodi leggermente vari e differenti dal classico trademark del gruppo.

Si rimane quindi abbastanza delusi da un ritorno così canonico da parte del quintetto capeggiato dal chitarrista Adam Dutkiewicz, che in questo caso è stato affiancato in fase di produzione dal celebre Brendan O’Brien, già attivo con storiche bands come AC/DC, Pearl Jam, Rage Against The Machine, Incubus e Mastodon.
I Killswitch Engage sono stati il progetto che ha conferito la prima linfa vitale al Metalcore e quindi sono anche la formazione a cui si richiede lo sforzo maggiore di portare alta la bandiera del genere, senza scadere nei cliché sviluppati dai successori che hanno invaso la scena internazionale nell’ultimo quinquennio, depauperando il valore intrinseco di una musica nata dall’unione di due stili così storicamente diversi ma così vicini nell’approccio, quali Metal e Hardcore.