- Aled Phillips – voce
- Joel Fisher – chitarra ritmica
- Iain Mahanty – chitarra solista
- Andrew Shay – basso
- Phil Jenkins - batteria
1. Fisticuffs
2. Easy tiger
3.Give me what i want
4.Saturday
5. Lovely Bones
6. Shameless
7. Girls
8. Good boys gone rad
9. Dance all night
10. Pillow talk
11. Raise hell
12. Church tongue
Smart Casual
I Kids In Glass Houses sono una band power pop con aggiunta di corpose chitarre tipiche del punk melodico statunitense, ma a sorpresa provengono dai dintorni di Cardiff, capitale del Galles, e Smart Casual è il loro debutto ufficiale sotto etichetta Roadrunner Records.
Freschezza ed immediatezza sono le qualità inossidabili di cui si fanno portatrici le loro canzoni, risultando perfetti inni adolescenziali da teen movie, incorporando melodie che trasudano voglia di spring break e feste estive da ogni singola nota.
Un' ottima produzione consente di raggiungere standard qualitativi medio alti, i suoni si distinguono chiari e potenti nella più tradizionale impostazione pop-punk, voce e chitarre in costante primo piano, batteria standard che spinge e martella educatamente i timpani dell’ascoltatore mentre la melodia scorre a fiumi.
Apprezzabili e mai invadenti tecnicismi si notano grazie ad una chitarra acrobatica nei ritornelli di Girls e Pillow Talk, e benché siano assenti assoli strumentali o partiture che evadano dal normale 4/4 l’esperienza di questa band risulta sempre evidente dalla capacità di riuscire ad inanellare una sequenza considerevole di possibili singoli come la trascinante Easy Tiger, la sincopata Give My What I Want e la radiofonica Saturday.
Ad essere sinceri ogni canzone potrebbe effettivamente essere proposta come singolo, e questo è uno dei principali punti deboli di Smart Casual: tutti i pezzi sono presumibilmente stati composti e suonati inseguendo le stesse atmosfere, le stesse emozioni e le stesse finalità. Troppi risultano gli ingredienti comuni riscontrabili, e se l’adrenalina e la voglia di correre in spiaggia e fare festa vengono trasmesse con efficacia durante i primi 3-4 brani, arrivano presto a nauseare una volta oltrepassata la metà della tracklist.
Oltretutto l’ingombrante influenza di band come All American Rejects e simili emerge fin troppo spesso durante l’ascolto del disco, in particolar modo a causa del particolare stile adottato dal cantante ed il tipo di rapporto chitarra-voce che governa e calibra tutte le straripanti melodie.
I Kids In Glass Houses sembrano quasi dichiarare apertamente il loro amore per un’ estetica statunitense che non appartiene alla loro terra natale ma della quale si sentono musicalmente figli, e per questo la ricercano e la richiamano attraverso canzoni che si adattano perfettamente alle coste di San Diego, un po’ meno alle valli Gallesi.
La copertina di Smart Casual riflette perfettamente il suo contenuto: una bocca femminile che lecca un chupa chups riassume infatti, nel modo più diretto possibile, tutto ciò che può offrire questo convincente debutto, trasmettendo tanto l’immediatezza delle composizioni quanto la noia che la loro estrema accessibilità potrebbe causare.