- Dan Ochoa – Voce
- Justin Christian – Basso
- Rhett Davis – Batteria
- Seth Arthur – Chitarra Elettrica ed Acustica
- Ron Slater – Chitarra Elettrica
1. Prologue (00:56)
2. Where Dead Kings Lie (09:25)
3. Hyborea (02:56)
4. Left For The Wolves (05:36)
5. The Eye Of The Serpent (02:00)
6. To Reach Emptiness (08:20)
7. Burning Away... (07:16)
8. Valeria (06:08)
9. Seeking Fury, Becoming Wrath (06:31)
10. Stygian Black Lotus (06:06)
11. Epilogue (00:58)
Hyborea
Dopo aver ascoltato “Hyborea” la sensazione prevalente che permane all’ascoltatore è un retrogusto amarognolo di disappunto. Questo non perché il disco sia deficitario, tutt’altro: constatata la bontà di questo prodotto, non si può che rimanere negativamente sorpresi dalla decisione di tre quinti della band di abbandonare il progetto poche settimane dopo la pubblicazione di questo primo full-length a nome Keen of the Crow.
Torniamo indietro di un paio d’anni: è il 2005 e, dopo lo scioglimento degli storici Morgion, la coppia ritmica di quella band, ovvero il bassista Justin Christian e il batterista Rhett Davis, decidono di rimanere insieme per fondare una nuova band: vengono reclutati il chitarrista e songwriter Seth Arthur, la seconda ascia Ron Slater e l’eccellente cantante Dan Ochoa, e con questa formazione viene registrato un demo che suscita l’interesse della tedesca Grau Records, che li accoglie nel proprio roster. “Hyborea”, uscito nei negozi ad inizio 2007, è il primo full-lenght del gruppo e (perlomeno con questa formazione) anche l’ultimo: un vero peccato, perché “Hyborea” è una delle pubblicazioni più fresche e interessanti che si siano potute ascoltare in ambito Doom Metal in questi ultimi tempi.
Splendidamente guidati dalle oscure melodie della coppia Slater-Arthur, i ben undici brani che compongono questa superba unione di Doom e Death Metal si lasciano ascoltare senza alcun problema, grazie alla notevole dinamicità che la sezione ritmica conferisce loro: i tempi sono piacevolmente vari e ben congegnati, e vedono alternarsi al consueto, cadenzato drumming tipico del Doom anche sezioni più sostenute e agili (esemplari i primi minuti di “Where Dead Kings Lie” o “To Reach Emptiness”). Sul suono dei Keen of the Crow domina, inoltre, il tonante growl di Dan Ochoa, espressivo quanto basta per dare una carica superiore ai propri furiosi vocalizzi; ma non è tutto, in quanto il singer è in possesso anche di una discreta voce pulita, utilizzata con parsimonia e corretto tempismo: i momenti più atmosferici e le parti del disco in cui il riffing si fa meno aggressivo sono graziati dalle tristi linee vocali pulite di Ochoa, che senza strafare riesce non solo ad aggiungere un altro pizzico di varietà al mix finale ma anche a dare smalto ai delicati tocchi acustici di Seth Arthur, protagonisti delle brevi e soffuse “The Eye of the Serpent” e “Hyborea” ma capaci di fare capolino anche in altre situazioni, integrandosi perfettamente con la strumentazione più pesante tipica dei Keen of the Crow.
“Hyborea” è una delle uscite più convincenti del Doom Metal odierno, un disco in cui le derive Death sono rigidamente tenute a bada da un intelligente approccio melodico che si sporca qui e là per dare vita a un riffing convincente e groovy, confezionando un disco che merita di essere caldamente consigliato a tutti gli appassionati di Death-Doom: tirando le somme, questo semi-scioglimento è l’unico neo che rovina un inizio d’anno coi fiocchi per la Grau, che poco tempo fa ha pubblicato anche uno splendido Funeral Doom album firmato dai Longing For Dawn . Complimenti alla label tedesca, dunque, e complimenti ai Keen of the Crow per questo “Hyborea”: rimaniamo in attesa di aggiornamenti sul futuro di questo progetto, poiché sarebbe un vero peccato se il quintetto californiano dovesse terminare qui il suo percorso artistico...