- Jonas Renkse - voce, batteria, chitarra
- Anders Nyström - chitarra, tastiera, cori
- Fred Norrman - chitarra
- Micke Oretoft - basso
1. I Break (04:21)
2. Stalemate (04:19)
3. Deadhouse 04:35)
4. Relention (03:37)
5. Cold Ways (05:20)
6. Gone (02:47)
7. Last Resort (04:35)
8. Nerve (04:30)
9. Saw You Drown (05:02)
10. Instrumental (Strumentale)(02:50)
11. Distrust (04:55)
Discouraged Ones
La copertina di Discouraged Ones dipinge già al meglio la dimensione onirico-spirituale in cui si è immersi durante l’ascolto dell’album; e quante differenze stilistiche si possono ricercare in quest’opera rispetto a Brave Murder Day: come l’angelo che in copertina sta per scomparire nel rosso tramonto, così tutte le sonorità della prima fase compositiva del gruppo svedese si dissolvono, lasciando spazio ad un rock depressivo, semplice, diretto ma elaborato, ricco di elementi misteriosi e oscuri.
Ciò che impreziosisce il lavoro è la scelta di abbandonare completamente il growl triste e grave, per costruire linee vocali clean perfette, espressive ed altrettanto malinconiche, creando un’atmosfera tanto lugubre quanto desolata, caratterizzata da cori che penetrano nel profondo di chi ascolta.
Non si può rimanere impassibili davanti all’esaltazione della nostalgia e della solitudine, analizzate nei particolari da Renske e Blackheim e rese sotto forma di una musica tanto affascinante quanto infelice.
Ognuno degli undici brani si identifica con una nostra diversa emozione desolata, poiché i suoni prodotti dalle chitarre e i ritmi continui, monotoni ma incantevoli scanditi dalla batteria, sono al tempo stesso inquietanti e rilassanti.
Già dalla prima I Break si riesce a comprendere la variazione che il gruppo ha sottoposto alle proprie sonorità nel corso di così pochi anni d’attività: forti del successo di Brave Murder Day i Katatonia siglano questo Discouraged Ones ancora sotto la Avantgarde Records, label che tra il 1996 e il 1998 ha scoperto numerosi talenti ponendoli davanti al grande pubblico.
Racchiuse e nascoste dentro il disco, si presentano alcune delle più belle canzoni mai composte dal quintetto svedese, arricchite da parti dominanti di tastiera atmosferica e cupa, anche se il compito maggiore è affidato alle chitarre distorte disperate, portatrici di emotività buia e tenebrosa: così si formano Deadhouse, contraddistinta da un ritornello supplichevole e da suoni elettronici minacciosi e angoscianti, Relention, il cui testo è alquanto riflessivo e forte nei contenuti e la silenziosa Saw You Drown, già inclusa nel mini-cd che ha preceduto di qualche mese l’uscita dello stesso Discouraged Ones.
Quindi i Katatonia con questo lavoro si dimostrano padroni indiscussi di uno stile tutto nuovo e innovativo, che influenzerà parecchie bands nascenti in Scandinavia e in particolare nella loro patria Svezia, Paese di musicisti che si soffermano particolarmente sui temi dei testi oltre che alla resa compositiva, poiché è dalle liriche stesse che prende forma il suono ricercato.