- Blackheim - chitarra, basso
- Fredrik Norrman - chitarra
- Jonas Renkse - batteria, voce clean
- Mikael Åkerfeldt - voce growl
1. Brave (10:16)
2. Murder (04:54)
3. Day (04:28)
4. Rainroom (06:31)
5. 12 (08:18)
6. Endtime (Strumentale) (06:45)
Brave Murder Day
Reduci dall’uscita dell’ep For Funerals to Come (1995) e dello split con gli irlandesi Primordial (1996), i Katatonia si presentano più freschi che mai, proponendo con questo Brave Murder Day, nuove soluzioni stilistiche che permettono al terzetto svedese di allontanarsi ulteriormente dal grezzo Somber Black/Doom Metal esibito sul primo platter Dance of December Souls. Per quanto riguarda il ruolo di vocalist, né Jonas Renske né Anders Nystrom hanno preso parte alla sezione lirica, chiamando in causa invece un consueto amico e fan della band di Stoccolma, ovvero Mikael Åkerfeldt degli Opeth.
Mikael dopo essersi occupato della stesura di Orchid (1995) e dell’eterno Morningrise (1996), si dedicò a tessere le linee vocali per Brave Murder Day, facendolo così apparire un lavoro vario e diverso dal monotono e granitico sound del primo disco.
Diviso in sei tracce di estrema raffinatezza stilistica, l’album scorre via veloce, nonostante permangano numerosi riferimenti ai massicci riff tipicamente Doom: collocandosi a cavallo tra Death e Doom, Brave Murder Day valorizza, anche grazie alla splendida interpretazione vocale, le accurate parti strumentali delle chitarre di Blackheim (che si è occupato anche del basso dopo la dipartita di Israphel Wing) e del nuovo acquisto Frederik Norman.
Raddoppiano i patterns di chitarra e si alimenta anche il livello di song-writing del full-lenght: l’iniziale Brave ha un fascino spettrale nel suo ritmo cadenzato e nella sua parvenza cupa, memore di Dance of December Souls. Mikael sa inserirsi con perfezione nelle architetture delle chitarre, con il suo growl possente e penetrante, profondo e carico di dolore, appropriato per la musica depressiva interpretata dal terzetto svedese. Tante sono le sfaccettature della prima traccia, che si articola in dieci minuti di atmosfere sommesse e di riprese mid-tempo, sempre calibrate con precisione ed efficacia. Si percepisce che il Doom dei Katatonia è ricco di inventiva e di classe dalla seconda Murder, apparentemente più veloce della precedente, ma in realtà capace di appesantirsi nel suo incedere, per garantire largo spazio al growling disperato di Åkerfeldt.
Ascoltando brani come questo o come il successivo Day, ben più elegante e composto nel suo approccio atmosferico e nelle linee vocali clean inserite, si percepisce che lo stile dei Katatonia è diventato più elaborato, rappresentando un nuovo tipo di Doom mai sperimentato dalle altre bands della scena dei Novanta. Certamente la malinconia regna sovrana sull’intera opera, ma il feeling esalato dalle canzoni di Brave Murder Day è più opprimente e soffocante di altri lavori dello stesso periodo. Rainroom e 12 sono ottimamente delineate sui temi di chitarra, lenti e strazianti, capaci di dilaniare interiormente l’ascoltatore ed efficaci dal punto di vista musicale: le alternanze di avvolgenti zone d’ombra con quelle più legate ai canoni del Doom rendono innovativo il complesso e l’ultima Endtime non fa che esasperare questo contrasto cromatico, per rilanciare la musica dei Katatonia verso futuri meandri complessi ed inediti.
Un disco molto interessante Brave Murder Day, sia per come esalta un’amara tristezza, sia per come riesce a tradurre questo malessere in musica: è solo l’inizio delle scoperte sperimentali che porteranno i Katatonia a divenire una delle realtà più dinamiche del panorama Metal internazionale. Abili a mutare costantemente il proprio registro stilistico, essi sapranno costruirsi un sound personale ed originale, che li distinguerà dall’ammasso di gruppi nati e presto deceduti nel decennio dei Novanta.