Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Columbia
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Tom Meighan - voce
- Sergio Pizzorno - chitarra, voce
- Chris Edwards - bass
- Ian Matthews - batteria

Tracklist: 


1. Empire
2. Shoot the Runner
3. Last Trip (in Fight)
4. Me Plus One
5. Sun/Rise/Light/One
6. Apnoea
7. By My Side
8. Stuntman
9. Seek & Destroy
10. British Legion
11. The Dobermann

Kasabian

Empire

"Prima eravamo solo dei ragazzini alle prese con un computer, dei beat e il rock'n'roll. Ora invece ci sentiamo una band più organica e il disco è più nostro."

Il secondo disco dei Kasabian mostra un approccio in generale più maturo degli inglesi, che con Empire confezionano un disco maggiormente rifinito e variegato (pur non discostandosi molto dalla formula collaudata già con l'esordio).
Senza rinunciare alla solita catchiness stilistica che li contraddistingue, i quattro inglesi offrono una prova nel complesso un po' più improntata sulle chitarre che sull'elettronica, comunque molto importante nell'economia dell'album, e con più riferimenti al periodo sessantiano/settantiano: fagocitando e riassemblando le varie tendenze rock che li hanno influenzati, dalle melodie beatlesiane alle schitarrate dei Black Rebel Motorcycle Club, passando per Oasis, Primal Scream, Stone Roses, Rolling Stones, Blur e così via, i Kasabian persistono nel sembrare un accattivante ma indefinito mosaico di più elementi con tanta voglia di sembrare una rock band di culto. Una pretenziosità artificiosa che mina il buon gusto nello scegliere ritornelli catturanti per coinvolgere l'ascolto.
Il lato positivo è che con Empire il gruppo britannico mostra che le idee compositive le ha e le sfodera con un platter piacevolmente orecchiabile, assimilabile appieno nei suoi neanche 40 minuti di durata e con più varietà che nei dischi dei vari Strokes o Killers con cui monopolizzano il mercato discografico d'oltre-Manica.

Empire comunque si può dividere in due parti, una maggiormente "riffocentrica" ed una elettronica, più un'appendice di coda finale.
La prima parte, aperta dalla titletrack, mostra questa principale enfasi sul ritmo catchy, sui bassi elastici di supporto, sui riff che navigano fra un ritorno agli anni '60 in tutto il loro vigore ed un filtrare il britpop con un approccio più deciso.
Shoot the Runner abbina a questo piglio trascinante un incedere più granitico, aperture melodiche irresistibili nei ritornelli e mini-assoli bluesy. Le tastiere imponenti conferiscono un'aura più epicizzata sul finale, mentre l'adrenalinica Last Trip ricorda molto dei Beatles più impudenti e scanzonati.
Me Plus One tocca lo stereotipo degli spunti arabeschi nelle sonorità, mentre Sun/Rise/Light/One incrocia Oasis, Gay Dad e i Beatles più psichedelic senza grosse sorprese. Proprio i Beatles sono fra i punti d'ispirazione principali per quanto riguarda il versante "retrò" di questa prima parte del disco, mentre per quello un po' più recente non si sprecano le strizzate d'occhio alla band dei fratelli Gallagher, così come agli Stone Roses, o agli ultimi Mercury Rev. Però i Kasabian sembrano miscelare il tutto con più compattezza e personalità che nell'esordio, pur mantenendo visibili in diversi punti i loro debiti stilistici. Ma certamente è un buon passo avanti e mostra un gruppo ben più concreto e apprezzabile di molte altre meteore del panorama britannico.

La seconda parte è quella più elettronica (fra Primal Scream e Happy Mondays), viene aperta dalla breve Apnea, intermezzo big beat che riprende i Prodigy e i Chemical Brothers senza mostrare intuizioni melodiche convincenti; serve giusto da spartiacque. Più convincente è By My Side, dove elettronica primalscreamiana, strings da Moby ed aperture verso la psichedelia sessantiana si fondono in un pezzo più deciso e convincente, anche se forse un pizzico ripetitivo. Stuntman si apre a beats relativamente più ballabili, mentre Seek & Destroy presenta un delizioso contrasto fra un tappeto atmosferico di sottofondo e i ritmi stranianti e quasi infantili.

Le due canzoni in coda cambiano nuovamente registro: British Legion è una ballad acustica come tante, mentre The Doberman è un crescendo d'enfasi che parte con degli arpeggi acustici per poi concludersi con chords distorti, batteria impetuosa e persino tromba a fare più esotico. Suggestivo, ma anche trito e di maniera.

Questo dividere il disco in "settori" ciascuno con i propri orientamenti (più rock e sessantiano il primo, più elettronico il secondo, e poi il binomio finale) mostra però come un conflitto che spezza il lavoro senza trovare un punto di mediazione che sintetizzi tutte le differenti anime del gruppo (quella più schitarrata, quella più elettronica e quella più melodica) in una miscela unica e vitale su cui i Kasabian potrebbero costruire il proprio sound.
Così sembra invece che il secondo lavoro del disco inglese sia in parte frammentato, a causa della necessità di risultare fighi a tutti i costi con questi riferimenti ora sixties, ora electro, ora britpop.
Ma ciò non impedisce di passare una sana mezz'ora d'intrattenimento con esso.

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