- Dolk - Voce
- Thomas - Chitarra
- II13 - Batteria
- Jon Bakker - Basso
1.Vantro (03:06)
2.Inferno (03:31)
3.Dødens Vee (04:24)
4.Skogens Dyp (05:20)
5.Antvort (06:10)
6.Vansinn (05:36)
7.Mareham (05:08)
8.Feigdarvarsel (05:15)
9.Vettekult (04:49)
10.Vandring (03:46)
Heimgang
A due anni da quel graditissimo (e grande) ritorno sulle scene che fu “Kvass”, si torna a parlare di Kampfar, portabandieri del Viking Metal più oltranzista e tradizionale: quello che non strizza l'occhio al Power di matrice finno-tedesca, e che non rinnega le feroci, norvegesi radici del proprio genere musicale.
Il nuovo “Heimgang” non ha niente di più di “Kvass” (o degli album firmati dai Kampfar negli anni '90) da offrire, ma rinnova il patto di sangue fatto dai Kampfar con il proprio indefesso credo musicale: dieci canzoni di Pagan Black duro e glaciale, che incorpora le componenti Folk nel proprio intimo più profondo, nel riffing roccioso di Thomas (secondo un'eredità musicale che viene tramandata fin da nomi storici quali Storm o Vintersorg), e alterna questi passaggi più ritmati e vivi al solito Black guidato fieramente dalla chitarra elettrica tremolante e grezza, sostenuta da una batteria svelta e rapida che non concede un solo secondo a finezze di sorta, ma bada solamente alla sostanza.
A “Heimgang” mancano solo le 'hits', come potevano esserlo “Lyktemenn” o “Ravenheart” nel disco precedente oppure “Norse”, “Hymne” o “Troll, Død og Trolldom” sui loro classici, per essere al livello del resto della discografia del gruppo di Fredrikstad, ma il disco è comunque solidissimo e apprezzabile, con due punti di grande interesse all'inizio e alla fine: la seconda “Inferno”, che tenendo fede al suo nome si rivela essere un maelstrom tempestoso e devastante di purissimo Viking Black del migliore stampo (il vocalist Dolk gioca qui le sue migliori carte, per quanto riguarda questo album, con strilli terrificanti e uno scream spiritato), e la penultima “Vettekult”, brano piuttosto particolare per via di un riffing che pur rimanendo radicato nella tradizione Kampfar riesce a ricreare una sensazione sognante e notturna, quasi rituale, con lenti, semplici cambi di tono a lasciare campo libero all'ipnotica batteria e al nerissimo canto di Dolk (e nel finale perfino ad una sottilissima linea di tastiera).
Poco altro da dire, “Heimgang” non è nulla di più e nulla di meno di quello che ci si aspettava dal nuovo disco dei Kampfar: granitico, gelido, ultraconservatore, esaltante, rigidamente basato sulla chitarra (ottima), epico il giusto, Folk nell'anima e non negli ammenicoli, ed il Black Metal come stella polare; non brillante come altri capitoli del gruppo norvegese, e forse leggermente meno immediato (per quella mancanza di brani che 'spicchino' cui prima si accennava) ma comunque pienamente soddisfacente.
Probabilmente un disco solo per chi già ama la band e per chi è rimasto con l'anima alle emozioni dei grandi del Viking novantiano, e che del Power Metal travestito da Viking di Ensiferum & Co. non sa che farsene: per tutti voi, Dolk e Thomas hanno pronto un viaggio di ritorno a casa. “Heimgang”.