Paulo "Destructor" - Bass
Andreas Kisser - Guitars
Derrick Green - Vocals / Guitars (additional)
Jean Dolabella - Drums
1. Spectrum - 04:03
2. Kairos - 03:37
3. Relentless - 03:36
4. 2011 - 00:30
5. Just One Fix (Ministry cover) - 03:33
6. Dialog - 04:57
7. Mask - 04:31
8. 1433 - 00:31
9. Seethe - 02:27
10. Born Strong - 04:40
11. Embrace the Storm - 03:32
12. 5772 - 00:29
13. No One Will Stand - 03:17
14. Structure Violence (Azzes) - 05:39
15. 4648 - 08:22
Kairos
Dodicesimo album per i brasiliani Sepultura, una volta universalmente conosciuti come una della colonne portanti del death/thrash metal. Dopo un deludente A-Lex, accozzaglia mal riuscita del solito groove metal dalle massicce contaminazioni hardcore, il combo della giungla ci riprova con questo nuovo lavoro dal titolo Kairos e possiamo notare con piacere che alcune cose sono migliorate sotto determinati aspetti.
Parlando in linea generale il sound dei Sepultura sul nuovo platter, esso non si distanzia molto dal solito approccio moderno o “alternativo” al genere, tuttavia molte influenze strizzano l’occhio al passato della band e più precisamente ad un album come Chaos A.D. Un primo assaggio di ciò che ho detto lo si può avere con l’oscura Spectrum, song dall’incedere marziale e dalle atmosfere plumbee. La conferma la si può avere già dalla successiva title-track. Una miscela ben organizzata di groove/thrash mi colpisce piacevolmente e persino la registrazione si avvicina molto al capolavoro del 1993, con chitarre e batteria più secche e meno impastate. Dimenticatevi quindi della confusione dell’album precedente perché qui si denota un netto miglioramento anche dal punto di vista della produzione.
Derrick Green si dimostra sempre un buon cantante, abbastanza versatile e potente. Non avrà il tocco ruvido e malato di Max ai tempi d’oro ma veramente non si può chiedere di più. Altro aspetto da considerare è la presenza meno ossessiva delle influenze tribali, caratteristica abusata sul A-Lex soprattutto durante gli intermezzi strumentali. Delle quindici canzoni presenti su questo disco cerco di descrivere quelle di maggior rilevanza o che in qualche modo possano rappresentare il sound rinnovato dei musicisti. Diciamo che per certi aspetti (il tempo di batteria marziale ed alcune linee vocali in tonalità pulita), canzoni come Relentless oDialog mi hanno riportato in mente la corrente scandinava del death metal moderno, Soilwork e Darkane in primis.
Tra gli episodi più veloci e potenti possiamo citare Mask,Embrace the Storm, Seethe e No One Will Stand; bordate thrash-core che chiamano in causa repentini up-tempo e sfuriate di doppia cassa senza che il groove delle sezioni rallentate sia dimenticato. Altra caratteristica che a mio parare arricchisce l’album e lo rende maggiormente plumbeo sono le raggelanti, dissonanti linee soliste del mitico Kisser. Esse, come ogni fan dei Sepultura ricorda, provengono da lavori come Arise o Chaos A.D. e fa sempre piacere ritrovarle, soprattutto se in dosi giuste, vedi Born Strong. Avvicinandoci alla fine del disco possiamo ancora trovare le atmosfere tribal/industrial a dir poco raggelanti di Structure Violence (Azzes) e gli otto minuti della finale 4648, traccia che nasconde in se la riuscita cover Firestarter dei Prodigy (ad affiancare quella dei Ministry Just One Fix) e l’inedita Point of No Return per un finale dal tetro groove.
Con queste carte in tavola i Sepultura mi hanno piacevolmente sorpreso proprio nel periodo in cui avevo perso qualsiasi speranza. Ovvio che non si può pretendere il capolavoro o l’album alla Beneath the Remains ma viste com’erano le cose fino a qualche anno fa direi che con Kairos c’è da essere felici.