- Marco Basili - chitarre e basso
- Andrea Basili - batteria
- Gabriel Vittori - voce
1. The Sleepers
2. Winder Under The Door
3. Spectrum
4. Token
5. Shift
Kailash
Lasciatosi alle spalle il passato sotto il moniker di Krom, il nuovo progetto Kailash prende forma dalle menti Marco Basili (chitarre e basso), Andrea Basili (batteria) e Gabriel Vittori (voce), che nel 2006 danno vita al mini onomino, formato da cinque pezzi. Lo stile proposto dal terzetto di Viterbo è molto simile a quello esibito dai celebri Opeth dei primi due lavori, Orchid e Morningrise, sebbene le soluzioni adottate siano votate ad esplorare anche meandri più Black. Tecnicamente parlando, i Kailash sono parecchio maturi e il feeling che permea il lavoro appare efficace e valido, nei suoi intricati sviluppi.
The Sleepers sembra provenire proprio da Orchid, con le sue succulente alternanze tra sezioni distorte elaborate e fraseggi clean abbastanza eleganti: ciò che non convince è la voce ancora grezza di Gabriel, acerba nel growl/scream ma che lascia intravedere ampi margini di miglioramento per il futuro. La batteria è spasmodica ed estrema nella sua direzione, capace di mantenere viva l’attenzione dell’ascoltatore: la traccia procede con velocità sostenuta, ma a tratti sembra perdere il controllo con la sua struttura a causa delle sue eccessive divagazioni.
Lo stesso si può dire della strumentale Winder Under The Door, che lascia trasparire ottimi riff di chitarra ma che alla lunga risulta ripetitiva ed abbastanza vuota.
La seconda parte del mini contiene tre canzoni scritte nel 2004 dai fratelli Basili con una diversa line up, che comprendeva guests musician come un piansta e un sassofonista: il Black assume tratti Avant-garde tipici di Solefald e altre realtà estreme, discostandosi questa volta dal mood Opeth sopra descritto (Spectrum). L’atmosfera si fa originale anche se molto azzardata, ma in definitiva il risultato è più che soddisfacente.
Anche Token e Shift mettono in rilievo le due facce dei Kailash, quella più violenta ed impetuosa e quella più melodica e ricercata, inusuale e sperimentale.
In conclusione del mini, si consiglia di dare un’opportunità a questi ragazzi di Viterbo, che potranno consolidare il proprio sound, conferendogli maggior organicità. Sebbene la produzione di questo lavoro omonimo sia sporca e mal realizzata, le idee che emergono sono interessanti e non del tutto scontate.