- Sasà - voce
- Robz - basso
- Luiz - chitarra
- Iori - chitarra
- Guydo - batteria
1. Of Snakes And Men
2. Flamingoes
3. Seven Companions And An Empty Chair
4. Ghostface
5. A Fish Called Atlantis
6. Nailscratched
7. Day Of The Dances
8. Thank You For Not Discussing The Outside World
9. The Bridge And The Shepherd
10. Diario
...Where Mountains Walk
Divenuti nell’arco di tre anni uno dei gruppi più promettenti e validi su scala nazionale, dopo aver avuto occasione di aprire a celebri acts quali Today Is The Day, Storm Of Light e Minsk, i romani Juggernaut ritraggono la rinnovata sensibilità dell’immaginario Post Hardcore italiano; l’alone maestoso che il quintetto plasma nei dieci pezzi dell’esordio …Where Mountains Walk conserva tutte le sfaccettature del genere estremo, senza disdegnare però un gusto inedito, di stampo atmosferico e meditativo.
Sebbene la band tragga ispirazione da tematiche gotiche, risulterebbe improprio nominare il genere tra gli elementi costitutivi della musica dei Juggernaut; il tagliente Hardcore che viene proposto affonda infatti le proprie radici nella dimensione Neurosis, per trovare un’indipendenza stilistica rara all’interno dell’odierno panorama internazionale.
Basti infatti accostarsi al travolgente incipit Of Snakes And Men per comprendere quanto sia soffocante l’andamento delle composizioni del quintetto e quanto sia rarefatta l’atmosfera che permea ciascun pezzo.
La sfera vocale, profonda ed affilata, scopre nel tessuto strumentale il suo naturale completamento, conferendo corpo all’utopico connubio di Post-Hardcore, Death Metal, Metalcore, Noisecore e Sludge. Flamigoes si colloca come la traccia che raccoglie tutti questi disegni discordi, riconducendoli verso un equilibrio inatteso e poco praticato nello scenario europeo, poiché l’intermezzo retro’ che spezza la canzone risulta apparentemente inconciliabile con la cacofonica evoluzione del pezzo.
Gli innumerevoli stacchi di matrice Ambient che intervengono (A Fish Called Atlantis) non snaturano un’opera che si pone come testimonianza di sperimentazione e di ricerca compositiva. Day Of The Dances raffigura un altro dei brani più innovativi del platter, poiché i riff tessuti dai Juggernaut riescono a conciliare l’impetuosità dell’Hardcore e una vena melodica carica di preziosismo.
La conclusione di …Where Mountains Walk è affidata a Diario, straziante brano cantato in italiano, delineato da un gelido testo e intriso di malattia: proprio Diario, insieme al binomio Of Snakes And Men-Flamingoes, è il cuore pulsante dell’universo Juggernaut, fatto di divagazioni colossali e desolate.
Ciò che non convince appieno del registro stilistico variegato adottato dai Juggernaut è costituito dai numerosi inserti di elettronica volutamente dissonante, che trasmette un feeling eccessivamente robotico a certe sezioni dell’album.
Consigliato a coloro che hanno visto crescere l’ormai florido sottobosco Post-Hardcore italiano, …Where Mountains Walk si può reputare il capostipite di una nuova scia malsana ed apocalittica che può elevare le formazioni della Penisola rispetto ai colleghi europei e californiani; si deve infine rammentare la comparsa di alcuni guest musicians (tra cui spicca Marco Soelner dei Klimt 1918) all’interno di questo interessante capitolo discografico, intenso ed emozionante come poche nuove uscite del genere.