- Rob Halford - voce
- K.K. Downing - chitarra
- Glenn Tipton - chitarra
- Ian Hill - basso
- Les Binks - batteria
1. Delivering The Goods
2. Rock Forever
3. Evening Star
4. Hell Bent For Leather
5. Take On The World
6. Burnin' Up
7. The Green Manalishi
8. Killing Machine
9. Running Wild
10. Before The Dawn
11. Evil Fantasies
Bonus Track:
12. Fight For Your Life
13. Riding On The Wind (Live)
Killing Machine
A pochi mesi di distanza da Stained Class, i Judas Priest confermano il loro momento di grazia e chiudono la loro decade seventies, dando alle stampe, per il solo mercato europeo, Killing Machine, che l'anno dopo verrà distribuito anche in USA con un differente titolo, ossia Hell Bent For Leather, su precisa indicazione della stessa label americana che non gradiva particolarmente il titolo adottato per la versione europea, temendo che quel titolo, ritenuto esplicitamente violento, attirasse nuove critiche.
Proprio in quegli anni infatti, i Priest si erano creati un'immagine fortemente anticonformista, oltraggiosa e provocatoria, tanto da attirarsi le critiche e i malumori della società più perbenista, si stavano in pratica gettando le basi che avrebbero presto condotto alla costruzione dell'iconografia dell'Heavy Metal, quella che con l'avvento degli '80 e dell'imminente NWOBHM sarebbe stata adottata dai vari Iron Maiden e compagni, mostrandosi come cattivi ragazzi in pelle, cuoio e catene su moto roboanti. In tale clima, un titolo come Killing Machine fu reputato, nei da sempre puritani States, fin troppo forte ed oltraggioso. Inoltre la versione americana conteneva la cover dei Fleetwood Mac, The Green Manalishi, da loro interpretata in chiave heavy e presto divenuta una hit da riproporre ad ogni concerto, solo successivamente inserita nella versione europea, mentre saranno inserite nella futura serie di ristampe del 2001 le due bonus track, Fight For Your Life e Riding On The Wind (Live).
Killing Machine costituisce una pagina fondamentale della storia dell'heavy metal, oltre a rappresentare la perfetta anteprima di ciò che sarà la NWOBHM, in quanto viene qui accentuato il lato più musicalmente aggressivo di Stained Class e vengono definitivamente approfondite e rifinite le atmosfere oscure ed inquietanti di Sad Wings Of Destiny, caratteristiche che saranno fatte proprie dalla succitata ed imminente corrente.
Per comprendere quanto incendiario ed heavy fosse il sound dei Priest di Killing Machine, non si può fare a meno di citare due brani:
1- la veloce e potente Running Wild, pezzo che ha dato il nome ad uno dei maggiori gruppi heavy tedeschi, in possesso di un riffing talmente memorabile che circa venti anni dopo sarà ripreso dagli Iron Maiden per The Wicker Man, quello che, almeno nello loro intenzioni, avrebbe dovuto essere il brano principe di Brave New World;
2- la micidiale Hell Bent For Leather, in cui ci viene già mostrato quel che sarà. Non ci sono dubbi sul fatto che questo brano rappresenti un punto di partenza fondamentale della NWOBHM, con il suo riffing duro, incisivo e tagliente alternato a solos al fulmicotone, con quell'andamento e quel cantato volutamente aggressivi ed i suoi refrain infervorati.
Altrettanto potente, incisivo e granitico è l'inizio del platter, grazie a Delivering The Goods e Rock Forever, che si caratterizzano per i toni aggressivi, il riffing compatto e tagliente, il cantato aggressivo di Halford e le ritmiche incessanti e massicce, con i Judas che per la prima volta nella loro iniziale carriera non cambiano batterista, confermando dal precedente Stained Class l'ottimo Les Binks dietro le pelli. Sulla stessa falsariga si mantengono Burnin' Up e Killing Machine, sempre dure, rocciose e pesanti, specie se rapportate al sound dell'epoca, forse meno memorabili sotto l'aspetto melodico, ma non per questo meno ispirate ed efficaci.
Stride quasi nel contesto complessivo dell'album Take On The World, una sorta di inno in pieno stile Arena Rock, in possesso di chorus catchy e solari, un brano corale, energico e quasi contrastante con le oscure atmosfere che da sempre hanno caratterizzato il sound dei Priest, i quali ancora una volta però si mostrano dei precursori, indicando a gente come Saxon, Armored Saint e simili, il sentiero da seguire. Orecchiabile e catchy, ma più in linea con il marchio di fabbrica targato Priest, è anche Evening Star, opportunamente scelta come singolo, mentre facendo riferimento al bellissimo break centrale si coglie l'occasione per elogiare la sempre superlativa prova dei due axe-man K.K. Downing e Glenn Tipton.
Non mancano neanche i riferimenti, come già detto, a Sad Wings Of Destiny, uno dei loro maggiori masterpiece, individuabili principalmente nella closer Evil Fantasies, tenebrosa, malefica ed inquietante, resa tale anche dallo screaming aggressivo e urlato di un grande Halford, e soprattutto la ballad semi-acustica Before The Dawn, triste ed angosciante nella sua pur dolce e malinconica melodia, edificata sugli struggenti arpeggi e sulle deliziose aperture melodiche, oltre che sull'interpretazione coinvolgente di un Rob Halford sempre più padrone della situazione.
Grazie al successo di Killing Machine, inferiore comunque a quello del precedente Stained Class, i Judas Priest chiudono in maniera trionfale la loro decade settantiana e si apprestano ad essere ancora assoluti protagonisti, così come lo furono della precedente, della nuova corrente metal, quella che da lì a poco nascerà nel Regno Unito per diffondersi presto a macchia d'olio sull'intero pianeta.