- Marty Balin - chitarra, voce
- Jorma Kaukonen - chitarra, voce
- Grace Slick - organo, pianoforte, tastiera, voce
- Paul Kantner - chitarra, voce
- Jack Casady - basso, chitarra
- Spencer Dryden - percussioni, batteria
1. She Has Funny Cars
2. Somebody to Love
3. My Best Friend
4. Today
5. Comin' Back to Me
6. 3/5 of a Mile in 10 Seconds
7. D.C.B.A. 25
8. How Do You Feel
9. Embryonic Journey
10. White Rabbit
11. Plastic Fantastic Lover
Surrealistic Pillow
La storia del Rock non sarebbe stata la stessa che noi oggi conosciamo se i Jefferson Airplane non fossero intervenuti a dare un cambiamento di rotta nel 1967 insieme ai The Doors.
Epoca pre-1968, un periodo di grandi mutamenti sociali, civili e soprattutto culturali: in quest’ottica si colloca il primo Rock psichedelico, quel folle, politicamente impegnato, riflessivo e complesso filone della musica che ha trasmesso forti emozioni a milioni di adolescenti degli anni ’70.
I Jefferson Airplane furono i capostipiti di tale genere, trascinando completamente i fans all’interno del movimento hippy; breve ma intensa la fase produttiva della band che, dal 1966 al 1973, pubblicò ben sette full-lenght, cinque dei quali diventarono “dischi d’oro” per il numero di copie vendute, oltre un milione nei soli Stati Uniti.
L’America è proprio la realtà sociale dove prese forma il Rock psichedelico più sorprendente, quello costituito dalle chitarre acide ma melodiche, dalle voci sovrapposte e dai testi profondi: i Jefferson Airplane si possono considerare unici nel loro caso perché i primi ad accostare due tipi di voce, una maschile (cori da parte degli strumentisti) ed una femminile, a creare atmosfere sommesse e oniriche.
Grace Slick, la cantante e organista/pianista, è il punto di forza della band, non tanto a livello di song-writing, affidato a tutti i membri del gruppo, ma in quanto simbolo indelebile di un’epoca splendida in molte sue sfaccettature e ormai tramontata.
Undici perle della psichedelia più pazza, un concentrato di melodie piacevoli, contemporanee alle commoventi poesie di Jim Morrison; anche i Jefferson Airplane non lasciano da parte una certa vena poetica, pur puntando verso un impatto più diretto e scherzoso: tracce brevi, gradevoli, che sanno divertire e far sognare, in soli 34 minuti di primordiale sperimentazione.
She Has Funny Cars è il biglietto da visita delle ritmiche trascinanti del sestetto di San Francisco: tante voci con il supporto delle chitarre e della batteria, semplici nella struttura quanto efficaci nella loro linearità. I musicisti provengono tutti da diverse estrazioni musicali del Rock (Blues, Folk, fino addirittura al Jazz) e per questo Surrealistic Pillow è carico di influenze da stili divergenti; chiari sono i riferimenti a The Beatles e The Byrds ma la ricerca di nuove sonorità regna sovrana sull’intera opera.
Tanti sono i pezzi capolavoro del disco, quali Somebody to Love, canzone interamente scritta e cantata dalla Slick, diventata inno mondiale per l’espressività e determinazione con cui è interpretata: una melodia speciale, tutta disegnata dalle linee di cantato e dalla chitarra blueseggiante, che a tratti riaffiora con le sue risposte sopraffine.
Oltre alle altre ballate come My Best Friend e Today, da rammentare sicuramente è l’immagine della personalità di Grace Slick, la celeberrima White Rabbit, che fece scalare a Surreaistic Pillow la classifica americana, permettendogli di conquistare il terzo posto.
Woodstock è la parola magica che definisce le ambizioni delle generazioni degli anni ’60-’70: i Jefferson Airplane suonarono parecchie volte vicino ai grandi nomi come The Who e The Doors, perché gli stessi Jefferson Airplane appartengono a quella schiera di celebrità del Rock.
La cosiddetta psichedelia da LSD, così denominata per l’uso e l’abuso di tale sostanza da parte dei membri della band, si rivelò portatrice di tante innovazioni in campo musicale, aprendo le porte al vero Rock e introducendolo ai più giovani e inesperti.
Fondamentale tassello di partenza per l’evoluzione della Psichedelia, poiché dagli insegnamenti della formazione americana, si potranno sviluppare le più solide e, in un certo senso, più durature realtà di The Doors e The Grateful Dead. Lode a Surrealistic Pillow, padre di un’esperienza di vita, di un sogno ancora fresco di anni ’60-’70, di una musica pacifista, sì ispiratrice di ottimi ideali, ma forse troppo prigioniera dell’LSD.