Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Etichetta: 
Tube Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Kris Reichert - voce, chitarra
- Anna Di Pierno - batteria


Tracklist: 


1. The Coldest Second
2. Stella’s Been Asking
3. Talkin’ About God
4. Ode To All
5. It Hurts
6. Forever
7. Pacifistic Bloody Revolution
8. Mermaid Mantra
9. Andreas The Skies Hear Your Call
10. Full Circle
11. Walk The Talk
12. Seems So
13. Falling Backwards

Jains, The

Goddess In You

Vi ricordate il biondo duo Kris & Kris, avvenenti veejay di Mtv che per diversi anni stazionarono stagionalmente tra Dance Floor Chart nei giovedì sera invernali e On The Beach durante i lunghi pomeriggi estivi di alcuni anni fa?
Ora lavorano a Radio 105 e una delle due, Kris Reichert (la canadese), ha messo su questa band chiamata The Jains, dove canta e suona la chitarra insieme a Anna Di Pierno, batterista.
Goddess In You
è la loro seconda prova, a dir poco incorniciata da elementi che lascerebbero presagire un ottimo risultato finale: Rob Ellis (Pj Harvey, Placebo) in qualità di produttore, Red House Recordings come studio di registrazione e infine mixaggio effettuato al Chicago Mastering Studio da Bob Weston (condivide gli Shellac con Steve Albini).
La proposta delle musiciste si risolve in una sequenza di canzoni di stampo prevalentemente Garage Rock con accesi spunti Pop e richiami evidenti al Grunge melodico delle ultime Hole, che spuntano con particolare evidenza durante le ballate basate su semplici ritmiche di chitarra acustica.
“Tutto qui?” direte voi.

Ebbene si: tutto qui.
Le canzoni si susseguono veloci una dopo l’altra scorrendo via come se nulla fosse, facendo si che il disco si concluda senza nessuna trovata particolare che accenda l’attenzione dell’ascoltatore, senza cercare di lasciare alcuna traccia.
Ogni pezzo, come già accennato, è sostenuto solo da una chitarra ed una batteria, formazione sicuramente non rivoluzionaria ma che potrebbe avere tra i suoi punti forti un’ eccezionale immediatezza se l’ispirazione dei musicisti coinvolti fosse abbastanza prospera. Purtroppo questo non è il caso delle The Jains, che riescono a rimediare alcuni passaggi interessanti a livello puramente melodico, ma la loro proposta annoia decisamente troppo in fretta: una magra chitarra sporcata di un’innocua distorsione Garage ripete il riff principale di ogni pezzo per un paio di volte senza riuscire ad essere particolarmente incisiva, per poi condividere il tempo concesso dal pezzo con una batteria sempre molto statica e semplice, perfettamente incastrata nei suoi tempi pari.

La struttura “strofa-ritornello-strofa” si ripete macchinosamente (non che ciò sia un difetto, ma in casi come questi, volutamente scarni a livello strumentale, la cosa non aiuta) e senza lasciarsi tentare da alcun tentativo di sperimentare inaspettate soluzioni strutturali, svolgendosi lungo i suoni spogli di cui si serve la band.
La voce della chitarrista (canta, non troppo ovviamente, in inglese) aggiunge un po’ di colore al tutto, rendendosi talvolta velenosa, talvolta languida, ma le canzoni faticano ad “arrivare” all’ascoltatore, a mio parere per un problema di scarsa ispirazione alla base.

Lente ballate suonata alla chitarra acustica intervallano i pezzi più aggressivi rendendo il percorso meno monotono, ma arrivati alla fine e considerati i personaggi che si sono avvicendati a curare questo lavoro, si rimane stupiti dalla poca sostanza del tutto, che potrà si essere considerato apprezzabile dagli appassionati irriducibili del genere, ma che da tutti gli altri verrà facilmente trascurato senza pensarci troppo.

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