- Paul Banks - Voce, Chitarra
- Daniel Kessler - Chitarra
- Carlos Dengler - Basso, Tastiere
- Sam Fogarino - Batteria
1. Untitled
2. Obstacle 1
3. NYC
4. PDA
5. Say Hello to the Angels
6. Hands Away
7. Obstacle 2
8. Stella Was a Diver and She Was Always Down
9. Roland
10. The New
11. Leif Erikson
Turn on the Bright Lights
Difficile, quasi impossibile: mi riferisco al fatto che sia realmente di una complessità pazzesca trovare una band che al disco d'esordio ti presenta un capolavoro del genere. Sarà mancanza di fiducia nella scena pop mondiale, ma effettivamente si tratta di un parere il più delle volte legittimo e legittimato. Fatto sta che i newyorchesi Interpol, dopo aver bazzicato nell'underground statunitense, hanno tirato fuori un album che alla fine confuta l'intera premessa della recensione: Turn On The Bright Lights è il titolo di questa enorme sorpresa, di un esordio che ha lasciato a bocca aperta gran parte del pubblico e della critica internazionale. Affondando le radici del proprio stile in un'interessante rivisitazione moderna del post-punk britanicco (Joy Division in primis), gli Interpol non solo hanno ripreso la grande risacca del revival new-wave, ma ne hanno semplicemente ritratto la sua espressione più compatta, semplice e coinvolgente.
Ottime melodie, ottimi arrangiamenti, un mood malinconico effimero e incompiuto, continui sbalzi emotivi, ballate per cuori fragili, hit per indie-kids e canzoni per il pubblico rock: Turn On The Bright Lights è tutto questo ed è di più, perchè lo è nella maniera più affascinante possibile.
Scoprire tutti i piccoli capolavori del disco è tutt'altro che un'impresa, in quanto Turn On The Bright Lights ne è pervaso in ogni singolo istante, dalla prima all'ultima traccia, ovvero dai fragili giochi melodici di Untitled fino alla dirompente malinconia del finale di Leif Erikson che chiude splendidamente il disco. Nel mezzo, un concentrato purissimo di indie-rock travolgente, sentimentale ed esistenziale, al meglio rappresentato da quelli che sono alcuni tra i più scintillanti gioielli del disco: i continui contrasti melodici di Roland, le più impetuose scariche rock dell'accoppiata Obstacle 1 e 2 (più fresca e trascinante la prima, più cupa e chiusa la seconda), lo struggente lirismo di Stella Was A Diver And She Was Always Down o ancora la raffinatezza melodica di PDA e le più ballabili e ottantiane ritmiche di Say Hello to the Angels.
Ma il fascino del disco non si esaurisce qui, perchè a far sgorgare la propria ricchezza espressiva ci sono ancora NYC (ballata ariosa ma dal sapore fortemente nostalgico) e The New, perla assoluta del disco con le sue continue evoluzioni, sospese tra struggenti afflati emozionali (la splendida intro), irrigidimenti atmosferici (la parte centrale) e penetranti aperture melodiche (il finale).
Turn On The Bright Lights finisce così, spegnendosi assieme alle luci del palco in cui si è felicemente consumato il suo intrinseco, inossidabile fascino. Originale (anche se i riferimenti alla wave britannica sono palesi), melodicamente impeccabile, ben prodotto, intenso, decadente e al contempo arioso: cosa chiedere di più ad un disco d'esordio? Nulla, assolutamente nulla. Sfido chiunque a trovare, nell'odierno panorama indie, un lavoro migliore di quello che gli Interpol sono riusciti a fare in questo esordio da non perdere per nessun motivo al mondo. Semplicemente splendido.