Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Pulverised Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

Johan Jansson - Guitar/Vocals
John Forsberg - Guitar
Martin Schulman - Bass
Kennet Englund – Drums
 

Tracklist: 



1. Eternal Darkness 03:07 
2. Torn from the Grave 03:07 
3. Dreaming in Dead 02:33 
4. Stench of Flesh 04:02 
5. Where Death Will Increase 05:38 
6. Sacrificial Torment 04:44 
7. Night of the Undead 04:22 
8. Morbid Death 05:39 
9. The Pestilence 02:56

Interment

Into the Crypts of Blasphemy

Gli Interment sono una band che segue lo stile di death metal che si suonava in Svezia alla fine degli anni 80 o inizio 90 e ciò non stupisce poiché la band in questione fu formata originariamente nel 1988 per poi sciogliersi nel 1994, dopo la pubblicazione di tre demo. Nel 2007 il gruppo decise di riformarsi pubblicando una raccolta dei suddetti demotapes, dal nome Where Death Will Increase 1991-1994 ed ora ci troviamo al cospetto del loro tanto agognato album di debutto ufficiale.

Come molti loro conterranei di allora (Grave, Carnage, Entombed e Dismember su tutti) gli Interment hanno un sound molto crudo, con le classiche chitarre a zanzarone ed una batteria dal suono secco. La registrazione è volutamente “vecchia scuola”, con suoni essenziali ma senza scadere nella cacofonia, assolutamente. Diciamo che si potrebbero prendere i Grave di …You’ll Never See per incrociarli con i Nihilist e forse avere un’dea. Manco a dirlo, la voce di Johan è un growl possente, chiaramente ispirato al mitico G.L. Petrov e ciò completa un quadro ormai chiaro agli accaniti deathsters: musica violenta, veloce ma comunque arricchita con rallentamenti catacombali e tanta oscurità. Anche a guardare i membri che formano la line-up, si può andare sul sicuro poiché essi hanno militato in bands quali Dellamorte, Uncanny, Centinex e Demonical.

Parlando con più profondità di Into the Crypts of Blasphemy, di certo non lo si può valutare sul piano dell’originalità e oggettivamente trattasi comunque di un album mediocre poiché privo a mio parare di vere gemme che possano spiccare su altre; tuttavia esso risulta anche essere alquanto gradevole poiché ci fa ritornare in mente i vecchi tempi. Le canzoni contenute su questo debutto sono nuove di zecca (fatta eccezione solo per Where Death Will Increase che risale al loro primo demo) ma suonano totalmente come se fossero state composte ad inizio carriera, vent’anni fa. L’atmosfera trasuda di decomposizione e la band non si risparmia, vomitando testi sulla morte supportati da ritmiche impazzite e pesanti come neri macigni.

Ce n’è per tutti i gusti: dal trittico in apertura di disco Eternal Darkness/Torn from the Grave/Dreaming in Dead che viaggia spinto, supportato da continui up tempo al marciume dei rallentamenti che possiamo trovare nelle tracce più strutturate come la succitata Where Death Will Increase (assolo pregevole per l’atmosfere lugubre) o le spiritate Sacrificial Torment e Morbid Death. Ad ogni modo, parlando in generale la band preferisce un attacco frontale pur senza disdegnare, nelle fasi centrali delle tracce, quei famosi rallentamenti tipici del genere che avrebbero poi dato il via al doom/death. Pure il groove delle chitarre è sempre ben presente, come nella migliore tradizione Svedese ed alcuni momenti dalle chiare inflessioni punk fanno salire in superficie tale caratteristica.

Gli Interment hanno quindi tutte le carte in regola per supportare il vero death metal marchiato Svezia e questo album scorre veloce nella sua spontaneità, impulsività e ingenuità se vogliamo. Tutti noi sappiamo che non sono lavori come questo a cambiare la scena. Ma a pensarci bene, che cosa c’è ancora da cambiare? Io preferisco un bel tuffo nel passato, non so voi.  
 

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