- Anders Fridèn - voce, chitarra
- Jesper Strömblad - chitarre
- Björn Gelotte - chitarre
- Peter Iwers - basso
- Daniel Svensson - batteria
1. The Mirror's Truth
2. Eraser
3. Tilt
4. Abnegation
Curiosità: gettate uno sguardo sulla copertina, precisamente sullo specchio che riflette un'immagine vecchia e decadente dell'uomo dal capoccione peloso. Di primo acchito può sembrare una frecciata verso chi si crede trasgressivo e vigoroso ma in realtà è povero di spirito e decrepito (visto anche il titolo del singolo), ma se vi soffermate sullo specchio noterete che dietro l'uomo si osserva, sullo sfondo l'ambientazione della copertina di The Jester Race. Dai colori ben più spenti, fra l'altro. Notando inoltre la comparsa del jester (il simbolo degli In Flames) stilizzato sulla maglietta dell'uomo riflesso, e notando anche che forse il volto visto da dietro dell'uomo che si osserva (dato il mento appuntito e le corna che si intravedono) è esso stesso un jester, si può interpretare la cosa così: ad essere "vecchio" e decadente è quel passato ormai lontano che molti fan guardano con nostalgia ma che in realtà ormai ha fatto il suo tempo, quello dei "vecchi In Flames", che ha già detto quel che aveva da dire e deve ora cedere il passo al nuovo perché non avrebbe senso ritornarvici e riproporlo dopo tanti anni di cambiamenti, aggrappandosi infantilmente ad esso senza andare avanti. Considerando poi alcune dichiarazioni di Fridèn del 2004 in cui riteneva i pezzi dei primi album come "imperfetti" e "deboli" (riferendosi ad un discorso in cui parlava del fatto che avevano iniziato a comporre in un'ottica da live) quest'ipotesi è molto probabile.
Un inno alla modernità e al rinnovo quindi, che farà molto discutere i fan.
The Mirror's Truth
Ritornano dopo due anni gli In Flames, uno dei più popolari gruppi svedesi di sempre - nonché uno di quelli che più fa parlare di sè ad ogni uscita.
Questa volta sono chiamati a confermare il successo ottenuto fra i fan con l'ultimo Come Clarity dopo i precedenti due controversi album, e le avvisaglie del nuovo A Sense of Purpose (che uscirà ad aprile) sembrano indicare un approfondimento del discorso intrapreso col disco del 2006, coadiuvato dalle forti dichiarazioni d'amore della formazione di Gothenburg nei confronti del moderno metal d'oltre-oceano.
Il primo assaggio che avremo del nuovo disco è questo singolo, The Mirror's Truth, che contiene l'omonima canzone dal nuovo full-lenght più tre b-sides e chicche varie.
The Mirror's Truth apre il cd: un heavy/core energico e catchy, fra riff e assoli che uniscono un piglio di stampo classico a venature ben più moderne. Il pezzo però suona davvero di già sentito, in particolar modo nel ritornello che, per quanto apprezzabile, fa il verso a centinaia di altre band senza troppa personalità. Piccola parentesi: la distorsione delle chitarre è buona, bella corposa, ma probabilmente sarebbe stata maggiormente adatta una più tagliente e graffiante per aumentare l'impatto diretto della canzone. Tornando al singolo, Eraser virerebbe su coordinate da metal più alternativo, trovando in ogni modo al contempo molti spunti emotivi e alcuni relativi cenni che rimandano al lato più thrashy del gruppo (con qualche reminescenza dal passato del gruppo). Anche qua c'è forte melodia, che suona anche più intensa e coinvolgente che nel primo brano, ma per contro dopo un po' fa sembrare il pezzo un po' blando e ripetitivo. Fino a questo momento comunque l'ascolto non è per niente pesante, anzi le canzoni scorrono con scioltezza, come anche Tilt che si posiziona più o meno a metà strada fra le precedenti due canzoni. Ma l'orecchiabilità viene penalizzata da una prevedibilità e scontatezza crescenti, come nel ritornello di questa terza canzone che suona davvero trito. Conclusione con Abnegation, un metalcore ordinario, massiccio ma molto catchy, che non aggiunge nulla se non un'ulteriore dose di melodia unita a potenza. Da notare che Fridèn fino ad ora ha cantato sempre con linee vocali semi-urlate, senza imboccarne di pulite che però compaiono in quest'ultima traccia in misura marginale (ma questo non ci dice più di tanto su possibili elementi del disco completo).
Gli In Flames appaiono sempre meno originali e più manieristici, ed iniziano a perdere anche la freschezza nell'impatto che rese Come Clarity per molti tratti un dischetto potente e divertente, pur martenendo ancora una forte e godibile vena melodica. Le accuse di seguire il genere che va di moda in un determinato momento sono cresciute negli ultimi anni e dietro al maggiore impatto del precedente full-lenght si è spesso parlato come di una medaglia a due facce. Approfondire questo sentiero stilistico potrebbe risolvere i problemi menzionati da alcuni, come potrebbe accentuarli e mostrare gli svedesi come cloni dell'ondata metal americana; sinceramente non possiamo far altro che porre un grosso punto interrogativo sugli In Flames, perché è da quasi dieci anni che ogni loro disco divide fan e critica in due, chi li apprezza e chi ne rimane deluso. Vedremo cosa ci riserveranno ad inizio aprile. Intanto, questo mini sarà sicuramente apprezzato molto da chi già aveva apprezzato Come Clarity (magari in questo caso aggiungete mentalmente 10/15 punti al voto), ai quali lo consigliamo, mentre per altri potrebbe trattarsi di un'uscita del tutto trascurabile.