- Arc Basstard – Basso
- UG – Chitarra Solista
- Anttila – Chitarra
- Repe Misanthrope – Batteria
- MikaakiM – Voce
1. Intro: Greater Wrath
2. The Antichrist Files
3. Mushroom Truth
4. You Don't Rock Hard
5. Pathogen
6. Pandemia
7. The Calling
8. Funeral for Despicable Pigs
9. Planet Nazarene
10. Blueprint for Your Culture's Apocalypse
11. Goat Justice
12. Die Insane
13. Original Pig Rig
14. Suicide Song
15. When Violence Commands the Day
16. Dead Return
Manifest
Solo un anno è passato da “Pro Patria Finlandia”, ma Mika Luttinen ha già pronto per tutti i suoi ammiratori un nuovo carico di violenza post-nucleare, sotto la forma del decimo full-length dei suoi Impaled Nazarene: “Manifest”, contenente sedici nuove distruttive songs e lungo addirittura cinquanta minuti – una stranezza e un record, per la band, se si pensa che con una durata del genere gli Impaled Nazarene d'annata ce ne facevano almeno un paio, di album.
Di altre novità nemmeno a parlarne, visto che “Manifest” prosegue in quel percorso Black-Thrash già tracciato dai suoi predecessori senza modificare di una virgola le coordinate musicali dello storico progetto finlandese: lo screaming tanto lacerante quanto inespressivo di Mika guida un assalto violentissimo di chitarre al fulmicotone e percussioni rapidissime, interrotte da break cadenzati (le peraltro mediocri “Funeral for Despicable Pigs” o “Dead Return”) o da pregevoli e vorticosi assoli di scuola Speed-Thrash (“The Calling” è davvero trascinante); non manca nemmeno il momento più vicino al Black’n’Roll con la quarta “You Don’t Rock Hard”, sfacciatamente punkeggiante e discretamente piacevole.
Il gruppo sa ancora convincere, e indovina un paio di riff e/o ritornelli qui e là (“Suicide Song”, “When Violence Commands the Day”), ma in generale la ripetitività e la monotonia di “Manifest” non tardano a farsi notare, ulteriormente evidenziate da un Mika che suona terribilmente ordinario, così come il consueto muro di doppia cassa e il riffing, peraltro piuttosto stanco e privo di spunti incisivi, perfino a breve termine: i tempi in cui il gruppo era -davvero- geniale, trasgressivo ed imprevedibile paiono desolatamente lontani.
“Manifest” è un disco dalla longevità scarsa, dalle innovazioni nulle, e dalle idee riciclate, e per certi versi può esser visto come 'fatto su misura' per chi è già un fan accanito del gruppo – se fate parte di questa categoria allora il consiglio è di aggiungere una dozzina di punti al volto riportato poco sotto, provare “Manifest” ed apprezzare il groove di una manciata dei suoi pezzi, godendo del ‘solito’ caos brutale che il combo finnico è in grado di produrre. Tutti gli altri evitino un disco che ha ben poco da aggiungere al panorama musicale estremo, e che non propone nulla di fresco.
LINKS PER L’ASCOLTO
www.myspace.com/impalednazarene