Mika Luttinen – Vocals
Tomi UG Ullgren – Guitars
Mikael "Arkki" Arnkil – Bass
Reima "Repe Misanthrope" Kellokoski
1. Enlightenment Process 02:19
2. The Day of Reckoning 02:26
3. Corpses 02:45
4. Under Attack 02:44
5. Tentacles of the Octagon 01:32
6. Reflect on this 02:16
7. Convulsing Uncontrollably 02:14
8. Cult of the Goat 03:09
9. Gag Reflex 03:00
10. The Plan 01:59
11. Silent and Violent Type 02:18
12. Execute Tapeworm Extermination 02:10
13. Rhetoric Infernal 04:21
Road to the Octagon
A tre anni dal precedente album Manifest, i folli massacratori finlandesi che rispondono al nome di Impaled Nazarene si rifanno vivi con un nuovo lavoro, Road to the Octagon. I seguaci del gruppi si ricordano bene delle critiche mosse verso Mika e soci in occasione della precedente uscita discografica, rea secondo alcuni, di aver spostato l’attenzione del gruppo verso una forma musicale fin troppo ricercata per gli standard a cui il gruppo aveva abituato. Bene, forse a causa di tali critiche, questa nuova uscita discografica vuole essere una sorta di ritorno alle radici del genere.
Quasi completamente abbandonate le influenze melodiche che contaminarono il sound a partire dall’album Nihil, gli Impaled Nazarene su questo Road to the Octagon pensano a massacrare gli strumenti senza pietà, riportandoci immediatamente indietro nel tempo a quindici anni fa.
Come spesso ormai accada in queste operazione “vintage”, c’è un però. Se da un lato a tutti noi fa piacere che un gruppo storico come quello di Mika sia ancora capace di suonare musica veramente brutale (in realtà non l’avevo mai messo in dubbio), c’è da notare anche come le idee effettivamente elettrizzanti siano ormai poche. Non ci troviamo al cospetto di un lavoro fresco, che possa in qualche modo eguagliare l’originalità delle prime releases. La velocità e la brutalità sembrano essere i componenti principali di questo lavoro ed alla lunga risultano anche essere tediosi, se non accompagnati con spunti che possano fare la differenza.
Selvaggi blast beats vengono alternati a primordiali up-tempo mentre la durata delle songs diminuisce parecchio e le strutture vengono notevolmente snellite rispetto al recente passato. Tutto punta sul mero impatto sonoro in un mix di influenze thrash, death e black. Tuttavia, alcuni spunti notevoli si possono trovare in occasione della fase solista e più melodica da parte della chitarre in The Day of Reckoning oppure se analizziamo la struttura ed il riffing totalmente old school e influenzato dal punk di Corpses. Questa canzone, in particolare, si distingue ed emerge in modo positivo tra i solchi del disco perché il suo approccio leggermente meno black metal (ed in puro Impaled Nazarene style) ci esalta a dovere. Under Attack risulta anch’esso essere un ascolto piacevole grazie ad un ritornello catchy e ad una musica più ispirata, senza tralasciare il solito elogio alla figura del caprone con la più strutturata e varia Cult of the Goat.
Il resto del disco, come dicevo in precedenza, si assesta su tempi ultra tirati con poche novità. Solamente la finale Rhetoric Infernal mostra brevi break dallo stampo occulto tra le varie bordate, tuttavia essi non bastano a risollevare le sorti di un platter appena sufficiente. Come spesso viene da dire in questi casi, ci troviamo al cospetto di tanto mestiere e nient’altro. Gli Impaled Nazarene, a mio modesto parare, avrebbero dovuto continuare con la strada imboccata ormai dieci anni fa. Sicuramente avrebbe portato a risultati migliori di quelli che può portare oggi una volontà di ritorno alle radici senza la giusta convinzione. È come partire per un lungo viaggio in auto senza aver fatto il pieno.