- Enrico Giannacco - voce
- Nunzio Sannino - chitarra
- Dario Morgillo - tastiera
- Simone D’Alessandri - basso
- Ruben Ramirez - batteria
1. Spirits Of The Earth
2. Marching On
3. Fairytales
4. Bringer Of Madness
Marching On
Il forte vento del metal giunge fino a Civitavecchia, città natale degli artefici di Marching On, EP che presenta 5 giovani musicisti. Già dal primo ascolto un messaggio è molto chiaro: dietro il sound degli Highwind si possono leggere centinaia di band che negli anni hanno fatto il loro corso e, proprio a dimostrazione di ciò, hanno lasciato sicuramente il segno. Le quattro tracce infatti poggiano i propri arti inferiori su una linea circense in bilico tra il classic heavy metal (le influenze di Iron Maiden in background sono evidenti, talvolta arricchite da un approccio priestiano) ed il power/prog, piatto molto succulento soprattutto per le tastiere che al momento più opportuno si lanciano in escursioni alla Vanden Plas (l’inizio di Spirits Of The Earth non lascia dubbi).
La volontà dei 5 c’è tutta anche se il carattere della musica che intendono realizzare sembra imprigionata in una forte necessità di restare nei confini del genere. Ciò che riusciamo ad avvertire è un’eccessiva influenza del passato nel sound della band che riuscirà a spiccare il volo solo acquisendo maturità e coscienza dei propri mezzi. A confermarci ciò giunge la ballad Fairytales, song che, pur con una manciata di accordi, presenta un Enrico in una veste nuova, senza la maschera e l’armatura che lui stesso ha intenzionalmente indossato nelle tracce precedenti ed è proprio qui che le emozioni partono. Pur lontani dall’ambito metal e dalle classice heavy-ballad, le linee vocali riescono a dare colore agli arpeggi di chitarra assumendo una personalità del tutto nuova; ecco la dimostrazione che la tecnica giova a poco, e nemmeno le brevi incursioni nel pop ci fanno gridare allo scandalo, ma è l’interpretazione del brano e del messaggio che si vuole regalare che più ci resta attaccati alla pelle.
Bringer Of Madness è la traccia che racchiude in sé più carica, con un doppio tempo e quel riffing di classica scuola power trascinante che fanno semplicemente da cornice ad una musa ispiratrice trattata nei testi, forte e coraggiosa. La struttura della canzone però rimane invariata rispetto alle altre e questo è un fattore di debolezza (in un EP ci si aspettava qualcosa di più variegato).
Piacevoli i brani così come i cambi d’atmosfera che seppur non numerosissimi rafforzano ancora di più la convinzione che gli Highwind potranno puntare ad un percorso sempre più roseo, crescendo come musicisti ma soprattutto sforzandosi di iniettare nelle note un qualcosa di proprio, che riuscirà a far salire il proprio nome su alte vette, higher and higher, proprio come il vento a cui si affidano.