M.X. – Voce
Zoé – Chitarra, Basso
_MaX_ – Programmazione suoni elettronici, Synth, Batteria nei live-shows
MaT – Chitarra nei live-shows
1.Rise to Humanicide
2.Apogee
3.Haunting Torture
4.Self Bondage
5.De Flammes et D’Ombres
Architects of the Humanicide
Debuttano con questo EP di venti minuti abbondanti i parigini Herrschaft, il cui ambizioso progetto di unione delle sonorità sensuali dell’Electro Dark e di quelle truci del Black Metal ha riscosso l’interesse della nostrana Code666, che si è offerta di ri-pubblicare a livello mondiale questo EP uscito originariamente nel 2006 e privo prima d’ora di una distribuzione che non fosse quella ‘artigianale’ della band stessa.
Il trio francese, cui si aggiunge un secondo chitarrista durante le performance dal vivo, segue la linea di quelle bands sperimentali che provano, con alterno successo, ad inserire parti di Metal estremo in contesti non strettamente legati ad esso; come già anticipato, gli Herrschaft partono dal mondo caotico dell’Industrial e da quello più patinato del Dark elettronico, incorporando nel loro sound i danzerecci beats sincopati, le chitarre acide, gli ossessivi campionamenti di tastiera e le decadenti melodie dei sintetizzatori, elementi che sono propri di alcune varianti di questi generi. Dal mondo Black Metal provengono invece la violenza chitarristica delle sezioni più tirate, il mood apocalittico delle atmosfere e l’aggressivo cantato in screaming, debitamente filtrato da effetti computerizzati per adattarlo al taglio modernista del disco – le parti metalliche hanno in realtà un peso limitato nel contesto generale, cosa che rende “Architects of the Humanicide” un episodio decisamente spostato più sul versante Electro che non su quello Metal.
Nonostante la recente formazione (2004) e la quindi poco longeva esperienza, gli Herrshacft dimostrano ottime qualità nel songrwriting, in quanto le cinque canzoni che compongono questo EP riescono -salvo brevi cadute di tono- a tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore grazie a trovate magari non originalissime ma di discreta presa ed efficacia; il cantato arcigno e la generale atmosfera caotico-distruttiva donano particolare brillantezza a tracce che hanno l’unico neo nel non saper talvolta raggiungere un adeguato climax nel finale, come accade nella meccanica “Apogee”, conclusa un po’ troppo frettolosamente ma convincente nel complesso. L’ossessiva ma orecchiabile “Self Bondage”, caratterizzata da un riffing estremamente catchy, da una discreta varietà vocale e da un ritornello abbastanza facile nella sua concisione, può essere invece presa come manifesto della proposta dei transalpini, poiché mostrante tutti i pregi e difetti della loro musica: i coinvolgenti ritmi e melodie Electro sono mischiati con intelligenza alle abrasive trame di chitarra, ma queste ultime, nella loro intuitiva linearità, sono spesso soffocate dalla preponderante varietà elettronica: questo provoca, con l'intensificarsi degli ascolti, un'assuefazione ad un suono un po' troppo dolciastro per apparire sincero ad un pubblico Black Metal.
Gli Herrschaft sono indubbiamente promettenti e dotati di buone qualità tecnico-compositive, ma dovranno necessariamente sapersi confermare sulla lunga distanza: per fare ciò dovranno scontrarsi con la necessità di ampliare un poco lo spettro musicale finora mostrato, maturando ulteriormente e rifinendo il loro bagaglio di esperienze.
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