- Robert Henke – FM3 Buddha Machine
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Layering Buddha
Nonostante questo nome non suoni certamente sconosciuto ai cultori dell’ambient contemporaneo, se si deve presentare Robert Henke è opportuno fare subito due nomi: Monolake, main project techno dell’artista tedesco, e Ableton, software musicale dell’ultima generazione, tanto caro agli appassionati delle sonorità atmosferiche e che ha visto la luce proprio grazie alla decisiva collaborazione di Henke. Partendo innanzitutto dal titolo della quarta opera di lunga durata, si nota un immediato tributo allo strumento che ha reso possibile questa nuova esperienza, la FM3 Buddha Machine, invenzione rivoluzionaria del duo Christian Virant e Zhang Jian. Grazie a questa importante macchina, divenuta subito il centro dell’attenzione del nostro artista, Henke può sbizzarrirsi in una riproduzione infinita e stilisticamente organica di loop che si sviluppano come sulla linea di un principale tema unificante. Le dieci tracce componenti il full-lenght sono semplicemente numerate sotto il comune marchio di Layer e si susseguono delineando tonalità grigie sfumate, incorporee e di un forte impatto emotivo.
Il sound si presenta dunque fortemente compatto, aulico e magistralmente oscuro. La situazione introversa ed evanescente è il comune denominatore dei singoli brani che traggono la loro forza vitale proprio dalle molteplici qualità della Buddha Machine. Essa gli permette di incrociare e combinare migliaia di piccole unità sonore, in questo caso, toni sussurrati, dei sibili appena percepibili, che conferiscono al disco qualità epiche, fantastiche, di grande qualità e suggestione. L’elemento caratterizzante e decisivo nella resa sonora è poi una bassa frequenza di registrazioni che ha permesso la riproduzione di una foschia noise di fondo, accuratamente ricercata dell’artista, sulla base del sound più frastagliato dei vecchi giochi per computer. Il merito del disco è perciò quello di essere fortemente evocativo e al contempo molto delicato nel disegnare le sue situazioni; oltre a ciò la sensazione di continuità che pervade Layering Buddha è tale da non far percepire mai i motivi presentati come pesanti e ossessivi.