Erik Rutan - Voce e chitarra
Alex Webster - Basso
Shaune Kelley - Chitarra
Jade Simonetto - Batteria
1. Hell Envenom
2. Whom Gods May Destroy
3. Para Bellum
4. Bringer of Storms
5. The Funerary March
6. Thus Salvation
7. Proclamation of the Damned
8. Fury Within
9. Tombeau (Le Tombeau De La Fureur et Des Flames)
10. Coronach
Fury & Flames
I maestri americani della velocità senza compromessi ritornano a calcare le scene dopo il buonissimo I, Monarch dimostrando una crescita nel songwriting ed una maturità quasi incredibile visto la filosofia della band e la presenza di artisti comunque affermati nell'ambiente estremo.
Forse perchè il gruppo capitanato dal gutturale, sia vocalmente che fisicamente, Erik Rutan (che tra un mixaggio e l'altro trova ancora il tempo di scrivere nuove canzoni per la creatura più sua) ha cambiato di nuovo faccia dopo la dipartita di Jared Anderson, morto per problemi di droga nel 2006. E così, fuori Derek Roddy in difficoltà a causa degli impegni gravosi che la band porta con sè e dentro il quasi debuttante Jade Simonetto con poi una bella rimpatriata in famiglia con l'aggiunta alla seconda chitarra di Shaune Kelley, cresciuto insieme a Rutan nella loro prima band (i Ripping Corpse), e il cambio al basso con un "signor nessuno" come Alex Webster, amico di lunga data del buon Erik.
Ovviamente, le scelte pagano in pieno perchè Fury & Flames è come al solito una mazzata incredibile sui denti, arricchita da quella sorta di evoluzione verso un sound sempre più oscuro, epico e meno votato alla velocità fine a se stessa che da qualche anno caratterizza gli Hate Eternal.
Il disco si fa notare per un drumming micidiale, con una prova davvero sorprendente da parte di Simonetto, per le linee di basso e di chitarra come al solito intricatissime, dissonanti e sparate a mille, e per la voce di Rutan, sempre profonda, pesante e ben effettata. Ma è in generale il mood dell'album che colpisce positivamente: la decisione di non voler mettere in mostra solo le doti da velocisti dei vari componenti quanto piuttosto di creare un suono estremo ricco di sfumature, permette all'ascoltatore di meglio assimilare le tracce e gustarsi appiena il lavoro dei quattro di Tampa.
Un disco lungo e dalla produzione pesante che vede i migliori episodi del lotto in canzoni come l'opener Hell Envenom, capace di ben riassumere lo stile veloce, tecnico ed "epico" degli Hate Eternal, oppure nella potente e quasi marziale Bringer Of Storm o nella micidiale Tombeau (Le Tombeau De La Fureur et Des Flames). Anche se quasi tutte le tracce sono la prova di un lavoro sopra la media, quanto meno per quello che riguarda la violenza, come ben dimostrano Para Bellum, Thus Salvation, Proclamation Of The Damned e via dicendo tutte le altre.
Al di la delle singole tracce, è però lo spirito dell'album che lo rende una delle migliori uscite dell'anno, è l'atmosfera oscura da campo di battaglia nel bel mezzo di uno scontro apocalittico che più ci fa godere nell'ascolto. E' ovvia comunque una precauzione: si tratta di un lavoro per amanti ed esperti delle sonorità estreme, difficilmente digeribile dal resto del mondo. Ma ciò non ne diminuisce il valore. Avanti così.