- Nicola Honey - voce
- John E. Devlin - chitarra
- Kieran Moloney - chitarra
- Peter Fisher - basso
- Leo Crabtree - batteria
1. Sea Song
2. Come Closer
3. Echoes
4. Favour This
5. Left Of Me
6. I Know I Think I Can
7. Believer
8. Man In Walls
9. Seahorses
10. Waitless
11. How Can I Profess?
12. Bitterslave
13. Sway
Lily Wry
Le atmosfere soffocanti dei Neurosis, la follia ritmica di Slipknot e Mudvayne, l’irruenza dei Sick Of It All, la raffinatezza dei Burst e la ferocia dei Walls Of Jericho: tutti questi elementi, mescolati e sviluppati, si ritrovano negli Harpies, quintetto Metalcore da Birmingham che presenta uno stile originale, ricco di sezioni devastanti ed opprimenti, come di pause ed intermezzi distensivi in clean.
Lily Wry è un disco davvero convincente, che si pone come medio tra la tradizione Metalcore americana e le sperimentazioni più varie e progressive di Burst e Between The Buried And Me: la voce della cantante Nicola Honey è poi graffiante ed impetuosa, ricalcando da vicino l’approccio vocale di Otep e Walls Of Jericho.
Dal punto di vista strumentale Lily Wry, secondo full-lenght che segue di tre anni il debutto Bleed, Believe, è ben strutturato, perché le tredici canzoni di cui è composto sono originali nella loro direzione, come dimostra la seconda Come Closer, che raccoglie e riassume tutte le influenze sopra elencate. La batteria e le chitarre sono schizoidi e claustrofobiche a tratti, giungendo al limite del Noise Core, ma riuscendo sempre a costruire melodie di sottofondo particolari ed inusuali.
Anche Echoes o la successiva Favour This sono elaborate a tal punto da variare radicalmente lo stile più volte per tutta la lunghezza del brano stesso; la voce growl si fa estrema e si adatta perfettamente alla folle successione di riff di chitarra contorti ed intricati di sottofondo.
Il vero punto di forza dell’album è la capacità degli Harpies di proporre elementi antitetici conciliandoli in modo mai banale: Seahorse è sospesa negli intrecci di chitarra clean e nella voce espressiva di Nicole, che si trasforma in un timbro travolgente e brutale, mentre How Can I Profess? rappresenta forse la traccia più tradizionale del disco, ricalcando i canoni del Metalcore ed inserendo spruzzate Post Metal nell’architettura di base.
Si consiglia Lily Wry non perché sia un concentrato di tecnica o sia provvisto di un song-writing diretto e coinvolgente, ma perché costituisce un esempio di sperimentazione in un genere ormai troppo statico nelle sue costanti rivisitazioni del sound dei celebri acts internazionali. Questi cinque ragazzi inglesi hanno parecchie idee che spaziano attraverso meandri distinti e tale aspetto è confortante se si riflette sull’età di una formazione che è attiva da poco tempo ma che ha già riscontrato ottimi responsi da parte della critica.