- Harry Hess - voce, tastiera
- Pete Lesperance - chitarra, voce
- Barry Donaghy - basso, voce
- Creighton Doane - batteria, voce
1. Watch Your Back
2. Time Bomb
3. Hope
4. Days Are Numbered
5. Dark Times
6. Beyond Repair
7. Never Too Late
8. Shooting Star
9. Calm Before The Storm
10. Nothing Without You
11. Higher (Acoustic - European bonus track)
Hope
Hope non è un semplice album, ma consiste in un evento particolare in quanto rappresenta il sigillo definitivo della lunga e brillante carriera dei canadesi Harem Scarem, ormai decisi (a quanto pare) ad abbandonare la scena del rock melodico.
Il precedente Human Nature, come aveva affermato il chitarrista Pete Lesperance in occasione dell'intervista rilasciata per il nostro portale dopo l'uscita dello stesso, riprendeva lo stile e lo spirito dei primi dischi, quelli che più avevano contribuito alla loro affermazione, per cui l'ennesimo cambio stilistico in direzione del discusso e controverso Overload risulta davvero difficile da spiegarsi. Si addentrano così in un melodic rock spesso tendente ad un hard rock dal taglio moderno e dal mood darkeggiante, che con buone probabilità dividerà il pubblico ed i loro stessi fan, in special modo quelli rimasti fedeli al sound dei loro esordi.
Non è la prima volta che in quest'ultimo biennio si assiste ad un tentativo di modernizzazione dell'hard rock melodico, infatti già prima di loro esponenti più o meno storici come Scorpions, Europe o Pink Cream 69 avevano tentato la stessa via, ma questi pur apportando elementi di novità principalmente riconducibili ad un suono di chitarra più pesante e dal taglio moderno, ad un approccio più heavy e ad una produzione più moderna, riuscivano tuttavia a mantenersi entro territori prettamente hard rock. Al contrario, i canadesi sforano spesso e volentieri in sonorità derivanti dagli anni '90, avvicinandosi anche ad una forma di "modern hard rock" davvero sterile ed insipida, come avviene nell'opener Watch Your Back, solo in parte risollevata dalla loro abilità nello scrivere refrain dal buon impatto, e il discorso non cambia nemmeno con la seguente Time Bomb o con Calm Before The Storm.
E' proprio questa la caratteristica che salva Hope dall'essere un totale buco nell'acqua, vale a dire la loro capacità di trovare quasi sempre soluzioni melodiche efficaci, che se talvolta capita si limitino al solo refrain, tal'altra invece trova compimento in maniera più costante un po' sull'intero brano, come avviene nella title-track ed ancor di più sulla quasi pop Days Are Numbered, sicuramente tra quelle che si fanno ascoltare con maggior piacere.
Su Dark Times si salvano come al solito con il bel refrain, in un brano che nelle strofe fa quasi venire in mente i peggiori Nickelback, mentre quel mood più dark che caratterizza l'intero lavoro trova finalmente una buona ed efficace riuscita in Beyond Repair e nella ballad Shooting Star, che da sole bastano a far alzare sensibilmente la valutazione complessiva di Hope.
Un approccio leggermente più solare si respira in Never Too Late, ma tale approccio viene purtroppo soffocato da una produzione, almeno in tal caso, fuori luogo, mentre ci consegnano gli ultimi sognanti sprazzi di romanticismo con l'altra bellissima ballad Nothing Without You e con una nuova versione acustica di Higher, title-track del loro album del 2003.
Forse si poteva chiudere in maniera più coerente con la propria storia artistica, ma in ogni caso Hope rappresenta il dignitoso epilogo di un'onorata ed intensa carriera iniziata nel 1991 e che non poco ha contribuito al mantenimento e alla sopravvivenza del melodic rock nei suoi anni più bui.