- Dado - Rhythm Guitar, Vocals
- Cetz - Lead Guitar
- Millo - Bass
- Pedro – Drums
1. Intro
2. Fallout
3. Annihilation of Society
4. Road Madness
5. The Haunt
6. No more traitors
7. The Last Will
8. Ready to Fight
9. Earthquake
10. We are H.o.S.!
The Beginning
Un’altra gradita sorpresa dall’underground metal italiano ed ancora una volta la Punishment 18 Records ci ha messo lo zampino! Gli H.o.S. (acronimo di Harvester of Sorrow) suonano un thrash metal diretto, il quale si distacca da un’ipotetica somiglianza ai Metallica di …And Justice For All, contenente il brano ispiratore del nome del gruppo Vicentino. Lo stile dei quattro ragazzi coinvolti in questo progetto guarda costantemente ai Kreator a cavallo tra Pleasure to Kill e Terrible Certainty con un tocco maggiormente “tecnico” appartenente ad una formazione in particolare, i Sadus.
Prendete l’irruenza che stava sfociando in maturità del combo di Mille Petrozza ed aggiungeteci, in alcuni brani, una volontà di ricreare strutture maggiormente complesse: avrete gli H.o.S. Certo, alcuni aspetti sono da rifinire ed il gruppo deve ancora farsi le ossa, tuttavia il risultato di partenza è più che discreto ed ora lo andremo ad analizzare in profondità.
L’introduzione del disco è affidata ad un melodia chitarristica alquanto apocalittica che preannuncia Fallout, song che già dimostra tutte le peculiarità del gruppo. I tempi medi servono da antipasto, prima che la voce al vetriolo di Dado trasporti alcune sezioni in up-tempo da alternare a vari cambi di tempo. Il riffing è crudo, votato al thrash teutonico ma anche dotato di inventiva quando si deve fare più accessibile per accompagnare in modo ottimale la fase solista. Il drumming è diretto, senza fronzoli ed anch’esso spogliato di qualsiasi ritocco in studio (molto 80s il sound “fustino del Dixan” dei tamburi). Annihilation of Society si palesa attraverso una prolungata serie di up-tempo selvaggi, ma l’anima dei Kreator viene prepotentemente allo scoperto in occasione dei mid-tempo chitarristici, punto di forza della canzone. Si prosegue in velocità con Road Madness, nella quale lo spirito di Mille e soci aleggia ancora minaccioso; ci si diverte senza aspettarsi nulla di troppo originale. Per trovare strutture maggiormente variegate dobbiamo aspettare la cupa The Haunt, la quale vive i momenti di maggior ispirazione durante le prolungate ma mai noiose sezioni su tempi medi. Alcune velocizzazione sono benvenute ed incalzanti al punti giusto pur sempre rimanendo fedeli al thrash più diretto ed essenziale.
La seconda metà del disco inizia con la progressione distruttiva ed il buon ritornello di No More Traitors, passando successivamente attraverso gli arpeggi iniziali di una tagliente The Last Will. Da notare come il gruppo in queste ultime canzoni abbia privilegiato un approccio in mid-tempo senza che il mordente venisse meno per un prodotto gradevolissimo. Il ritorno alla velocità avviene con Ready to Fight ed Earthquake, due schegge impazzite di pure old school thrash senza troppi fronzoli e dalla struttura più diretta. Ottimo il lavoro di baso ad accompagnare i riffs. La mazzata finale ci viene data con la dinamica H.o.S, vera e propria dichiarazione di intenti essendo una sorta di “presentazione” lirica delle idee del gruppo. Musicalmente parlando, possiamo notare una buona alternanza di tempi, anche se le ripartenze in un up-tempo sono debordanti, ponendo la fine ad un prodotto valido nella sua semplicità ed immediatezza.
in definitiva, questo The Beginning degli H.o.S. si è rivelato essere un più che discreto lavoro thrash metal che lascia un buon retrogusto in bocca e si lascia ascoltare con piacere. Band sincera e disco sincero.