- Ryan Zimmerman - voce
- Alex Torres - chitarra solista
- Brandon "Brando" Hackeson - chitarra ritmica
- Dave Ludlow - bass
o
- Brian "B-Champ" Champ - batteria, percussioni
1. Blue Morning
2. Go West Young Man
3. If We're Going Out, Lets Go Out In Style
4. Desperate Times Call For Desperate Housewives
5. If She Only Knew
6. If I Could Be Frank, You're Ugly!
7. In The Ashes
8. Mother Nature Is A Terrorist
9. Let The Evil Go East
10. I’ll Have To Warn You, This Won’t Be Quick
11. There’s Something Wrong With The World today
12. Keep The Heat On The Dash
13. You’re Just Somebody I Used To Know.
Go West Young Man, Let The Evil Go East
Dall’Arizona arrivano apparentemente arrabbiati i Greeley Estates: apparentemente arrabbiati, perchè non basta proporre un po’ di Scremo per creare un album Metalcore di spessore.
I Greeley Estates non sono ragazzini alle prime armi, dato che hanno già pubblicato due album, un dvd e un ep; questo è il loro terzo lavoro, un lavoro dal titolo per niente laconico: Go West Young Man, Let The Evil Go East.
I tredici brani di quest'opera potremmo definirli innanzitutto troppi: se ci fosse stata una maggiore varietà interna nel lavoro stancherebbero meno l’ascoltatore.
L'apertura è affidata a Blue Morning: fin dall’inizio lo scream del cantante si presenta come il vero protagonista dell’intero lavoro, sebbene Blue Morning sia un pezzo caratterizzato anche da una certa dose di melodia; tale connubio non è per niente originale oggi, dato il numero non quantificabile di band che attirano il pubblico proprio grazie al loro tentativo di apparire dure, cattive, ma non troppo; ecco allora l'inserimento di qualche intervallo melodico.
Go West Young Man, la titletrack per metà, è il secondo brano e non si distanzia molto dal primo: scream e melodia, molta melodia. Questo, e in generale tutti i brani dell’album, sono ben registrati, ma alla buona produzione non si accompagna una grande varietà: gli elementi che si ripetono in tutto il lavoro sono sempre gli stessi, ovvero hardcore che si intreccia continuamente a parentesi brevissime e senza troppo senso di parti metalcore più cadenzate, quasi a voler imitare band come Hatebreed.
Il problema dei Greeley Estates è che il prodotto finale risulta essere un clone di tanti cloni già presenti sul mercato: chissà se prima o poi la gente inizierà a stancarsi di tutte queste band che partoriscono lavori pronti per essere ascoltati e dimenticati perchè privi di peculiari caratteristiche. Si prenda per esempio il sesto brano, If I Could Be Frank, You’re Ugly!, che rappresenta la perfetta testimonianza dell’assenza di originalità dell’album dei Greeley Estates: un ritornello orecchiabilissimo che sa di già sentito; urla buttate a caso forse per dare una parvenza di aggressività.
Dopo il sesto brano le cose non cambiano e i pezzi si susseguono in maniera piuttosto monotona, nonostante l’inizio di ogni brano faccia sperare in qualche cambiamento.
Go West Young Man, Let The Evil Go East è un album che sicuramente potrà piacere ad un pubblico amante della moda Emo-core di questo periodo ma che sarà invece indigesto a coloro che non apprezzano la fusione forzata tra Hardcore e melodia banale.