Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Gravenimage
Genere: 
Etichetta: 
Locomotive Records/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Chris Boltendahl - voce
- Manni Schmidt - chitarra
- Jens Becker - basso
- Stefan Arnold - batteria
- H.P. Katzenburg - tastiera

Tracklist: 

1. Yesterday
2. The Reapers Dance
3. No Quarter
4. Yesterday (Orchestra Version)
5. Bonus DVD

Grave Digger

Yesterday

Tornano, dopo l’uscita dell’album The Last Supper, basato sulla figura di Cristo, e del Live CD/DVD 25 To Live, i Grave Digger di Chris Boltendahl con l’EP Yesterday, preludio al nuovo lavoro presto in arrivo.
Il disco in questione contiene quattro brani, di cui due inediti, The Reaper’s Dance (sulla cover la s del genitivo sassone è scritta attaccata alla parola) e No Quarter, oltre al brano Yesterday, in versione normale e orchestrale, una vecchia canzone dei Grave Digger, contenuta nel primissimo album della band, risalente ormai al lontano 1984. Insieme ad esso c’è anche un bonus DVD che appare succoso per il fatto che contiene, gratuitamente, un intero concerto (Live At The Rock Machina festival 2001).

E’ comprensibile l’idea di voler reinterpretare, ripulendolo dalla polvere, un brano che all’epoca non ebbe il successo che secondo Chris (unico sopravvissuto di quella prima, storica, formazione) meritava. Qui come sempre entra in gioco il gusto personale: Yesterday è un brano tipicamente anni ottanta, che sa decisamente più di Hard Rock e Heavy Metal che di Power Metal; una ballata introdotta dal pianoforte, in cui Chris dimostra le proprie doti canore saltando da una voce pulita e ben impostata al suo famoso timbro “scartavetrato”, al quale si accompagna il riffing della chitarra, che dà un tono completamente diverso al proseguo della canzone. Notevole l’assolo centrale, lunghissimo, molto bello nella sua bizzarra ripresa del neoclassicismo malmsteeniano. Rimane però il fatto che, ascoltando la versione originale del brano, si scopre come restituendo il brano alla contemporaneità, lo si sia immancabilmente rovinato. Quei suoni dal sapore vecchio del 1984 hanno un fascino indescrivibile, lo stesso di lavori come Iron Maiden, forse un tantino grezzi, ma pieni del fuoco di una band agli esordi in pieni anni ottanta.
Ma eccoci alle novità, preludio di quello che ritroveremo nel prossimo full-length targato Grave Digger. Si comincia con The Reapers Dance, un brano che va indubbiamente ad accostarsi al periodo più Classic Metal dei nostri, con un riff che più classico non si può, per non parlare del ritornello, addirittura in perfetto stile Kiss, che sfocia in modo deciso nell’Hard Rock. Leggermente diverso è il discorso per la terza No Quarter, dall’inizio lento e ricco di chitarre molto effettate. Qui lo stile è vagamente più progressivo, ma siamo sicuramente lontani dal sound di un album indubbiamente Power come Rheingold. I riff si collocano indietro nel tempo, come se nel riproporre una canzone come Yesteday i Grave Digger si siano lasciati riconquistare dal sapore degli Eighties…e addio Power.
Conclude l’album la versione orchestrale della suddetta canzone, che a chi ha avuto modo di apprezzarla non dispiacerà.

E’ interessante notare come, almeno quest’anno, ci sia una netta tendenza a tornare a sonorità “vintage”, e lo dimostrano le uscite recenti, come A Twist In The Myth dei Blind Guardian, tanto per citarne una. Ad ogni modo, piaccia o no, i Grave Digger pare stiano un po’ cambiato le proprie coordinate, in favore di un ritorno alle origine. Le nuove canzoni non sono strepitose, ma nemmeno da buttaree Yesterday è un esperimento poco convincente, ma perdonabile. Rimandiamo il giudizio al prossimo album.

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