Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
More Hate
Anno: 
2013
Line-Up: 

Polina Berezko  Vocals 

Alexandr Klaptzov  Guitars 

Andrew Ischenko  Drums 

Chistophor Moleskin  Bass 

Tracklist: 

1. Prophecy of Somnambulist  06:19  

2. Hypocritical Oath  06:38  

3. To Autumn  05:04  

4. Psycho Cycle  06:09  

5. Adzhimushkai  06:05  

6. Villain  05:49  

7. Orchids of the Fallen Empire  07:43

Grace Disgraced

Enthrallment Traced

Grace Disgraced è un gruppo di death/thrash tecnico proveniente da Mosca. Dalla data della formazione, 2004, la band ha in attivo un demo, uno split e questo nuovo album dal titolo Enthrallment Traced. Prodotto dalla More Hate Production e distribuito dalla Buil2Kill in associazione con la Nadir di Genova, il primo album da parte del gruppo si compone di sette tracce per una durata complessiva che sfiora i tre quarti d’ora.

Guardando le foto si scopre con piacere che i ruggiti dietro al microfono sono ad opera di una ragazza, la bionda Polina. Personalmente, non apprezzo molto il suo timbro ma c’è da dire che la potenza non le manca. Le influenze possono provenire da vocalist come Jeff Walker (Carcass) o Angela Gossow (Arch Enemy), a voler giusto citare un paio di noi senza fare alcun confronto a livello di potenza. Musicalmente, sin dall’iniziale Prophecy of Somnambulist, il gruppo prende diversi stili da incanalare negli strumenti. Possiamo trovare un miscuglio di Decapitated, Vader, Sinister, Death, Suffocation e Carcass giacché la brutalità non manca ma i cambi di tempo si sprecano. Il taglio delle chitarra e l’impronta melodica nei soli mi fa propendere per il thrash/death classico mentre alcuni sporadici blast beats, il growl ed i succitati cambi di tempo mi ricordano il death più tecnico. Alcuni frangenti di doppia cassa in Hypocritical Oath mi hanno ricordato con immenso piacere i Dying Fetus mentre possiamo notare dei lugubri intermezzi tra una traccia e l’atra. Il tutto molto gore.

To Autumn mostra un’inflessione groove più marcata che si svolge principalmente su tempi medi, senza grandi sorprese. Un leggero ritorno alla velocità si ha con la successiva Psycho Cycle ma l’impressione è che la band voglia mettere troppa carne al fuoco, per quanto riguarda ogni canzone. La prolissità automaticamente “macchia” una prestazione strumentale degna di nota. Insomma, neanche i maestri del genere si sono mai lanciati in oltre sette minuti di canzone perché il rischio è troppo elevato per un genere così complesso. Continuando l’ascolto possiamo notare l’ottimo riffing sincopato di Adzhimushkai e le sue accelerazioni improvvise. Ottima anche la bordata di Villain, traccia che nella sua durata leggermente inferiore concentra tanta grinta tra fraseggi tecnici e sfuriate death/thrash. Il disco i chiude con i quasi otto minuti di Orchids of the Fallen Empire che non dicono nulla di più di quanto sia stato finora detto.

Come ho già detto, manca la scintilla in questo seppur discreto album. Le composizioni intricate a volte deficitano di un riff portante che possa distinguerle e la lunghezza penalizza il tutto. Onore al gruppo per il tasso tecnico ma c’è ancora da lavorare ed essendo un gruppo giovane spero non si perdano per strada.

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