- Steen Grøntved - chitarre, programmazione
- Nikolaj Storr - basso
- Josef Aarskov - batteria
- Kim Adrian - percussioni
- Lars Ringgaard - arpa in What Mango?
1. Timber
2. The Worm
3. Playground
4. Home Planet
5. Run
6. Bye
7. Secret Lab
8. My Butterfly
9. Still Here
10. Round And Around
11. What Mango?
12. Find The Pick
Night Vision Goggles
Ennesimo lavoro strumentale in casa Lion Music, si tratta stavolta del chitarrista danese Steen Grøntved, il quale può vantare molte collaborazioni, anche illustri, come session man in vari progetti, e che adesso con il suo Night Vision Goggles esordisce come solista. Il suo primo album è improntato alla varietà e all'eclettismo, visto che le dodici tracce che si susseguono nel presente platter, non sempre hanno una matrice comune, ma variano invece passando dal progressive rock alla fusion e al jazz, talvolta sembrano addirittura ricercare una commistione tra questi diversi stili, alternando così brani quasi lasciati all'improvvisazione ad altri maggiormente pensati, dove la cura delle melodie è ben evidente, così come il rispetto della forma-canzone.
I brani non sono mai eccessivamente lunghi ed articolati, e tutto ciò conferisce al disco una maggiore scorrevolezza, anzi in alcuni casi si è in presenza di brevi tracce orecchiabili e melodiche, che regalano istanti di piacevole ascolto e relax, come nel caso della delicata e sognante Still Here, della solare ed esotica What Mango?, della più elettrizzante Run, forse il pezzo in cui maggiormente traspare l'influenza che Joe Satriani esercita sul chitarrista danese, e poi le brevissime Bye, My Butterfly e la finale Find The Pick.
Anche alcune delle composizioni più libere da schemi o quelle dirette verso stili differenti, come fusion o jazz appunto, si rivelano meno noiose del previsto, è il caso di Timber o The Worm, le due tracce che aprono l'album, ma per il resto Night Vision Goggles propone ed offre poco altro, infatti come spesso accade ci sono scarse emozioni all'interno di tanta dimostrazione tecnica, ed anche tutti i sopraelencati pregi ovviamente non possono essere sufficienti a fare di quest'album un prodotto interessante e piacevole, ma di certo lo si può consigliare agli amanti della sei corde e dei tecnicismi, visto che il danese oltre ad un'elevata tecnica mostra anche una certa versatilità, cimentandosi in stili e generi diversi. Forse insistendo maggiormente sugli ottimi spunti melodici presenti in brani come Still Here o What Mango?, Grøntved in futuro potrebbe ottenere risultati maggiori e soprattutto indirizzati ad un pubblico più vasto che non alla ristretta nicchia degli amanti del guitar-virtuoso.