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- Russ Rankin - Voce
- Luke Pabich - Chitarra
- Sean Sellers - Batteria
- Chuck Platt - Basso
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1. Out of Mind
2. Texas
3. Shame
4. Tell Me Why
5. Torches and Tragedies
6. Darkest Days
7. Up to You
8. Regret
9. Boise
10. Rise and Fall
11. Broken
12. Save the Children
13. This Beast is Dangerous
14. Uniform
My Republic
Questo è un periodo in cui stanno uscendo molte cose interessanti, per quanto riguarda il panorama Punk. Soprattuto stiamo vedendo come i gruppi americani stiano incentrando i loro lavori e testi di pseudo-filosofia riguardo alla politica e, in modo particolare, alla protesta nei confronti della presidenza Bush.
Questo My Republic dei Good Riddance ne è un chiaro esempio; testi infarciti di accuse e pronostici piuttosto negativi e angoscianti riguardo al futuro della madre terra.
Non per questo, però, le musiche sono cupe e angoscianti anzi, risultano essere piuttosto spensierate e adatte per il periodo estivo. Un esempio chiarificatore è Texas in cui chitarre roboanti e ben marcate con l'ausilio di una batteria lineare, danno un buon sound che rimane facilmente in testa e che trascina sin dal primo secondo l'ascoltatore in un viaggio mentale sulle coste californiane alla guida di un bel pickup munito, ovviamente, di tavola da surf. Le sensazioni generali che si hanno nell'ascoltare quest'album, sono proprio queste: protesta e rabbia unite a melodie orecchiabili e non pesanti o ricercate. Abbiamo quindi un bel risultato che arriva dritto dritto alla testa del pubblico. Tell Me Why riesce a raggruppare bene queste sensazioni, tracciando anche un bell esempio di quello che può essere l'accostamento tra il vecchio Punk e quello più moderno. Le chitarre, quindi, sono serrate in riff tipici e quasi secolari ma, uniti insieme alla modernità con cui viene suonata la batteria e, soprattutto, la tonalità del cantante, abbiamo un binomio perfetto per unire vecchie e nuove generazioni. Per questi motivi, i Good Riddance risultano essere un buon gruppo che, senza disprezzare le proprie radici, cerca di proporre qualcosa di nuovo e alternativo. Darkest Days, forse, è il brano che meglio rappresenta l'intero gruppo. Vediamo quindi che tonalità meno aperte e più tendenti al cupo quasi degradante, riescano invece a sfociare in un ritornello aperto e solare in modo da dare un contrasto incisivo e facilmente recepibile. Non sempre è facile riuscire a creare sensazioni del genere, soprattutto in campo Punk in cui, ultimamante, non si brilla di particolare originalità. L'intero album è il risutato di questo mix che, a trattti magari può anche stufare l'ascoltatore, ma che nella maggior parte della volte mette in corpo una certa voglia di continuare ad ascoltarlo ancora e ancora e ancora.
My Republic è quindi un disco che, pur non introducendo nulla di nuovo, riesce ugualmente ad interessare il pubblico musicale senza fare troppi sforzi. Questa, probabilmente, è la vera forza dell'album: semplicità ed efficacia, un connubio che non sempre è facile riuscire ad ammnistrare e protare fino alla fine. I Good Riddance, invece, ce l'hanno fatta.