Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
A Giulio Magliulo
Etichetta: 
PIAS / Play It Again Sam
Anno: 
2015
Line-Up: 

Obaro Ejimiwe - vocals, synth

Etta Bond - vocals

Melanie De Blasio - vocals

Lucy Rose - vocals

Nadine Shah - vocals

Ross Stanley - organ

Joe Newman - guitars

John Calvert - bass, piano, synth

John Blease - drums

Miles Brett - strings

Rob Lewis - strings

Una Palliser - strings

Henry Salmon - strings

 

 

Tracklist: 
Off Peak Dreams  
X Marks The Spot  
Be Right Back, Moving House  
Shedding Skin  
Yes, I Helped You Pack  
That Ring Down The Drain Kind Of Feeling  
Sorry My Love, It's You Not Me  
Better Not Butter  
The Pleasure In Pleather   
Nothing In The Way

 

Ghostpoet

Shedding Skin

La black music contemporanea ha deciso di voltarsi indietro, ma se il neo-soul poco 'neo' di Curtis Harding o la svolta funk di Snoop Dogg riaccasatosi con Pharrell Williams rappresentano degli esempi sotto gli occhi di tutti, più spiazzante è il caso Ghostpoet che mettendo in secondo piano l'elettronica e potenziando il fattore 'groove', dimostra che l'universo black ha radici comuni.

Il flow àtono di Ghostpoet è comunque sempre molto intrigante ma le strade umide e gli ambienti fumosi della sua Londra ora rifulgono di strani luccichii, come quelli che sottendono e trasportano in ambientazioni post-errebì come in Be Right Back, Moving House o verso il grime liturgico di The Ring Down The Drain Kind Of Feeling che riporta alle cupe atmosfere bowiane di Outside.

Punti di contatto con il precedente Some Say I So I Say Light ovviamente ve ne sono, con quel talking da cui è difficile staccarsi non potrebbe essere diversamente, ma la groovey Off Peak Dreams sporca di trip-hop, Sorry My Love, It's You Not Me con il basso alla Joy Division, Better Not Butter e The Pleasure in Pleather da chitarra elettrica tutta in avanti animate o la X Mark The Spot, wave quanto possono esserlo gli Editors o gli Interpol, cambiano un po' la prospettiva.

I tessuti caldi e organici del rock e del trip-hop finemente intrecciati che rivestono Shedding Skin non possono essere però sufficienti per accusare Obaro Ejimiwe di essere un nostalgico perchè l'atteggiamento con cui ha deciso di affrontarli, il modo originale e sempre molto legato al suo mondo notturno, urbano, impedisce giudizi definitivi e draconiani.

Le invasioni di campo, si sa, son molto facili su certi terreni di gioco ma se per voi Ghostpoet non è un Gonjasufi qualunque allora aspettatelo al varco – quello si difficilissimo – del prossimo disco se ci sarà e intanto comprendete l'importanza di questo momento, declino di un bass sound UK che forse già non è più.

 

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