- Misaki Batho - Voce, Chitarra Acustica
- Kazuo Ogino - Piano, Oscillatore, Kaval, Gaida
- Michio Kurihara - Chitarra Elettrica
- Junzo Tateiwa - Tabla, Percussioni, Batteria
- Taishi Takizawa - Sassofono, Vibrafono, Flauto
- Takuyuki Muriya - Contrabasso
1. Motherly Bluster
2. Hemicyclic Anthelion
3. Water Door Yellow Gate
4. Gareki No Toshi
5. Caledonia
6. Grisaille
In Stormy Nights
Provenienti dal lontano Giappone, dove la musica ogni anno ci regala sempre qualche sorpresa (di nicchia), arrivano così, capitanati dal leader Misaki Batho, i Ghost, una delle più importanti e interessanti realtà della musica nipponica moderna. Il gruppo, che ha segnato profondamente l'ultimo ventennio con le proprie sperimentazioni e le strambe atmosfere da esse prodotte, ritornano nel 2007 con In Stormy Nights, un disco nel quale il tipico sound “Ghost” viene dirottato verso sonorità e meandri musicali più ritualistici e leggermente più distanti dal prog/jazz rock che caratterizzava i lavori del passato.
Ma nonostante le matrici rock europee siano leggermente svanite, i Ghost hanno saputo dar vita ad un disco dall'elevato tasso sperimentale, un'opera forte nello sconvolgere e scombussolare la realtà con i fremiti del proprio instabile spirito creativo, capace tanto di scuotere l'ascoltatore con impennate strumentali e ritmiche, quanto di commuoverlo coricandosi in sogni malinconici e quieti. Iniziare a parlare di un disco come questo è tutt'altro che facile, e il solo trovare un punto da cui partire è un'ardua impresa dal momento che In Stormy Nights è un calderone in cui i generi più disparati si incontrano e si scontrano, partorendo una musica strana e bizzarra ma estremamente affascinante. Basti prendere come esempio la follia di Caledonia, che ci immerge in atmosfere da baccanale popolare dove voci, flauti e timpani trainano la composizione (arricchita da qualche inserto d'elettronica) verso lidi tanto circensi quanto stranianti. E se non bastano queste sperimentazioni ci pensa la malata Hemicyclic Anthelion a sconvolgere l'ascoltatore con il suo perpetuo e inquietante rincorrersi di effetti, chitarre, battiti, tamburi e tastiere che per più di 28 minuti tessono una mastodontica canzone dove tutto ruota attorno ad una sperimentazione infuriata e vibrante, a tratti eccessiva, ma sempre giocata con grande acume.
E qui la band nipponica mette in mostra tutto il suo valore, dimostrando le proprie abilità nel passare dalle sonorità più avanguardistiche a quelle più tenui e riflessive, arrangiate con la solita e invidiabile sapienza registica: sto parlando della straordinaria ballata Grisaille e della sua pacata atmosfera in cui si compiono splendidi giochi melodici di voce e chitarra acustica; probabilmente il miglior brano del lotto assieme all'opener Motherly Bluster, il cui perenne crescendo ci porta attraverso un riffing maturo e coinvolgente nelle sue discese emozionali, come quando, a metà della canzone, si assiste al morbido intrecciarsi di chitarra acustica e di un violino malinconico e atmosferico. Si passa invece a ritmi più sostenuti e melodie più strambe con Gareki No Toshi, degna della bizzarra tradizione avanguardista nipponica, proprio come per la terza traccia Water Door Yellow Gate, tra le più inquietanti dell'intero disco.
In Stormy Nights rappresenta quindi un altro capitolo sconcertante della grande band nipponica, l'ennesimo concentrato di ricerca strumentale e sperimentazione concettuale alla quale Batho e soci ci hanno ormai da anni abituato. Prog rock, elettronica, improvvisazioni free form e atmosfere ritualistiche: se tutto questo è in grado di coinvolgervi e divertirvi, allora In Stormy Night può potenzialmente diventare il vostro disco dell'anno, altrimenti lasciate perdere le misteriose creature che vagano nelle acque di questa inquietante palude in cui bollono le radici della terra e della follia dell'uomo perché, detto sinceramente, c'è da restarci secchi…