- Matt Pryor - voce, chitarra
- Jim Suptic - chitarra, voce
- Robert Pope - basso
- James Dewees - tastiere
- Ryan Pope - batteria
1. Holiday (03:29)
2. Action and Action (04:05)
3. Valentine (04:19)
4. Red Letter Day (02:56) (Sample)
5. Out of Reach (03:46)
6. Ten Minutes (03:12)
7. The Company Dime (04:06)
8. My Apology (03:24)
9. I'm a Loner Dottie, a Rebel... (03:08)
10. Long Goodnight (04:49)
11. Close to Home (03:50)
12. I'll Catch You (04:22)
Something To Write Home About
Narrare la storia di Something To Write Home About è un po' come sedersi di fronte alla propria ragazza e spiegarle come fare per conquistare un cuore utilizzando parole dolci ed introspettive con musica che colpisce nel profondo.
I The Get Up Kids ci riescono alla perfezione, in un disco uscito nel 1999 sotto l'egida della celebre Vagrant Records e giudicato da molti come il lavoro che, a pieno titolo, può ergersi a rappresentare una fase di musica importante e purtroppo persasi con un pizzico di disaffezione da parte della critica.
La bellezza insita in questo lavoro della band di Matthew Pryor rimarrà difatti scolpita per lungo tempo nell'immaginario collettivo, a testimonianza dell'impronta indelebile lasciata sulla scena internazionale dai The Get Up Kids.
La band di Kansas City, dopo il roboante esordio con For Minute Mile, dimostra di aver acquisito una maturità fatta di innesti musicali con le tastiere ed i synth che, diciamolo, rendono l'atmosfera di questo full-lenght unica ed irripetibile.
Lo si evince fin dai passaggi iniziali della trascinante traccia apertura Holiday, seguita da Action and Action che rapisce letteralmente per la perfetta commistione di melodia e sezione ritmica.
Il bello, però, deve ancora venire. Le gemme incastonate in Something To Write Home About sono lucenti e di grande valore. A partire dalla sconvolgente bellezza di Valentine, a ragione giudicata dagli appassionati del genere come una delle ballate pià belle ed intrise di sensazioni profonde.
La favola di Something To Write Home About viene raccontata dalla voce spesso ai limiti delle potenzialità e per questo esaltante del "genio" Pryor, tra lettere d'amore mai inviate e pezzi fatti di batteria all'ennesima potenza con chitarre distorte e piccoli accorgimenti alle tastiere.
Un bel modo di cambiare, dopo le sonorità decisamente più confacentisi all'Emo Punk nel disco d'esordio. La raffinatezza dei The Get Up Kids è tutta negli elementi finora descritti.
Potremmo parlare per diverso tempo di ogni singolo episodio in questo full-lenght. Ci limitiamo a ricordare ancora la chitarra acustica di Out Of Reach, in un'altra ballata intrecciata ad un pianoforte eccentrico e fuori schema quale quello di James Dewees.
E poi, ancora, le chitarre distorte di Ten Minutes, in dimensione più spiccatamente Pop Punk; fino ad arrivare, nella parte finale all'entusiasmo crescente di My Apology e I'm a Loner Dottie, a Rebel... .
Il finale è ciò che non ci si attende. In coda all'incalzante Close To Home si aprono le note dolci e nel contempo spruzzate di sensazioni malinconiche (ce ne accorgiamo per la prima volta, in tutto il disco) di I'll Catch You.
La dedica più sentita e profonda per i The Get Up Kids che chiudono un quadro fatto di emozioni vere.
Un full-lenght che rimarrà nella storia, quello che noi vorremmo aver amato a 16 anni. Il disco ideale da dedicare a chi si ama davvero. Dodici pezzi del genere valgono più di mille parole.