- Roy Keyworth - chitarra
- Stuart Nicholson - voce
- Spencer Luckmann - batteria
- Dean Baker - tastiere, cori
- Lee Abraham - basso, cori
Intro: Montagues and Capulets (Prokofiev)
1. I Could Be God
2. Year Zero (Parts 1 to 4)
I) Yearzeroverture
II) Belt Up
III) Ever the Optimist
IV) The Charlotte Suite
3. Bug Eye
4. Sidewinder
5. Sleepers
6. Empires Never Last
7. Termination
8. This Life Could Be My Last..
Bonus audio:
1. Termination (Sequenced Instrumental Demo)
2. This Is Where I Come From (From ENL Sessions)
3. Empires Never Last - Part 2 (From ENL Sessions)
4. Wagging Tongues (From ENL Sessions)
5. Spineless (From ENL Sessions)
6. Sidewinder (Early Studio Demo)
7. The Pleasure House (Original Version)
Resonance - Live In Poland
I Galahad hanno sempre rappresentato una delle realtà più inusuali del Progressive Rock inglese degli anni Ottanta, accostandosi sì al Neo Prog di Marillion, Pallas e IQ, ma mantenendosi sempre ad una certa distanza grazie ai loro ampissimi inserti di elettronica.
La formazione capitanata da Stuart Nicholson, dopo aver pubblicato ben undici album di studio che però non hanno mai goduto di grande considerazione neanche da parte dei cultori del genere, si ripresenta nel 2006 con il DVD Resonance - Live In Poland, documento professionale e ben prodotto dalla polacca Metal Mind.
Registrato il 22 maggio 2006 al teatro Wyspianski di Katowice, il concerto si compone di otto episodi che hanno delineato la storia del quintetto britannico, introdotti dalla celeberrima composizione di Prokoviev, Montagues And Capulets, per un totale di 200 minuti di esibizione.
La band entra da subito nel vivo del concerto con brani come I Could Be God o Year Zero (title-track dell’ultimo album risalente al 2002) ma il sound non appare completamente convincente, sia nell’approccio vocale di Nicholson, sia nella resa live di pezzi così intrisi di elettronica e difficili da interpretare. Le strutture delle canzoni piùrecenti composte dai Galahad non sono di certo valide e l’alone di mistero che circonda il timbro oscuro e cosmico del five-piece non riesce a trasmettere grandi emozioni nell’ascoltatore.
Da sottolineare positivamente capitoli come Bug Eye o Sleepers, dove Nicholson si riprende e fornisce una buona esibizione vocale e dove le strumentazioni (tastiere ed elettronica in primis) si amalgamano tra loro con efficacia.
Bug Eye per esempio, tratto da Following Ghosts, mantiene anche live il suo sapore prettamente Neo Progressive, che lo fa avvicinare ai Pallas di The Sentinel, band con cui i Galahad hanno condiviso il palco diverse volte.
Per quanto riguarda l’ambito strumentale, le sferzate distorte della chitarra appaiono completamente fuori luogo, rovinando un’esecuzione votata a sonorità avvolgenti, spaziali ed arcane: l’elettronica, unita al tono determinato di Nicholson, è sempre stata il punto di forza del combo inglese, come testimonia Sidewinder, coinvolgente brano dotato di numerose variazioni progressive interne.
In definitiva, se i Galahad avessero puntato su una setlist ricca di brani del passato (e cioè tratti dagli album della metà degli anni Novanta), tralasciando le nuove divagazioni sperimentali, e se fossero stati curati con maggiore attenzione alcuni aspetti sonori, il concerto a Katowice sarebbe risultato di gran lunga superiore.
Purtroppo i Galahad sono sempre rimasti ad un livello secondario nella storia del Neo Progressive ma questo fatto è anche dovuto alla ripetitività mostrata sui full-lenghts dal 1991, anno di pubblicazione del debutto Nothing Is Written, ad oggi. Per gli appassionati del Progressive comunque Resonance potrà costituire un documento live abbastanza raro e inatteso, soprattutto dopo quattro anni di silenzio da parte di Nicholson e compagni.