- Frode Forsmo - voce, basso
- Mats Lerberg - chitarra, voce
- Erlend E.Nybø - chitarra
- Andres Eek - batteria
1. The Will to Die (06:18)
2. Those Fated to Fall (07:31)
3. The Strenght to End it (07:31)
4. The Elusive Light (06:32)
5. In the Fathoms of Wit and Reason (08:00)
6. Towards the End (07:14)
7. Let Us Die Alone (06:59)
8. The Absence of Heaven (08:14)
9. Hunger (09:17)
10. Fallen One (04:18)
As The Light Does The Shadow
La Norvegia non ha mai visto crescere e svilupparsi una solida scena Doom Metal perché quelle poche realtà che hanno esplorato tali sonorità funeree hanno immancabilmente inserito componenti derivate dal Black Metal. Il gruppo più rappresentativo di questo genere che ha trovato forti radici nella vicina terra finlandese è sicuramente costituito dai Funeral che, attivi dal 1991, sono giunti nel 2008 alla pubblicazione del quinto album di studio As The Light Does The Shadow, dopo aver trascorso momenti difficili e aver vissuto diversi cambiamenti di line-up.
Pur essendo stato avviato come progetto prettamente Funeral Doom, il quartetto originario di Drammen ha assunto nel tempo sfaccettature più tendenti al Gothic malinconico che fanno riecheggiare le atmosfere strumentali dei primi Theatre Of Tragedy.
La dimensione timbrica dei Funeral appare leggermente piatta già dall’incipit They Will To Die, che non aggiunge elementi innovativi ad un lento Doom che cerca di trascinare per inerzia l’ascoltatore verso meandri oscuri e disperati. Più convincente nei temi descritti dalle tastiere e nel contesto vocale tessuto è la seconda Those Fated To Fall, una nenia mesta che sa cullare ma è anche in grado di esibire dettagli tecnici di discreto rilievo.
Purtroppo il disco rimane intrappolato in una mediocrità da cui non riesce a sfuggire, perché troppo asservito ai cliché del genere, capaci di far emergere splendidi capolavori come anche cloni insapori e del tutto trascurabili.
E se i dialoghi di flauto della quarta The Elusive Light ripercorreranno da vicino gli aloni tenebrosi dei Forest Of Shadows, i tratti più grezzi di In the Fathoms of Wit and Reason discenderanno dalla storica tradizione Candlemass (non a caso come guest vocalist appare Robert Lowe), senza però distinguersi per originalità.
La band avrebbe dovuto azzardare maggiormente con soluzioni più ricercate, che si distinguessero almeno in patria come miglior proposta nell’ambito del Doom Metal; lo stesso ragionamento vale per i Fallen, l’altro gruppo che i membri dei Funeral hanno fondato e che ora è stato posto in secondo piano rispetto ai progetti attuali.
Sfugge decisamente il significato di lavori come As The Light Does The Shadow, poco curati a livello compositivo e scontati nelle liriche e nelle tematiche affrontate. Forse nel 2008 sarebbe opportuno raggiungere una proposta stilistica personale piuttosto che continuare a ricalcare il passato; in un genere così di nicchia non si può neppure parlare di soluzione commerciale perché la risposta del pubblico è alquanto limitata: proprio per questo, rammentando certi splendidi album prodotti a partire dalla fine degli anni Ottanta, si crede che sia giunto il momento anche per il Doom di ripiegare su altre sonorità, conquistandosi lo spazio che spesso si merita anche in una buona fetta di mercato.