- Danny Vaughn - voce
- Jimi Bell - chitarra
- Eric Ragno - tastiere
- Fabrizio Grossi - basso
- Peter Lobo - batteria
1. Light Years
2. Making Waves
3. If It's Not Love
4. Listen To Your Heart
5. Love Is No Stranger
6. 21st Century
7. Days Of Hunger
8. Visions
9. Moment To Moment
10. One More Night In Heaven
11. Push Me Off
12. Telemetry
Visions
Tornano a quattro anni di distanza dal convincente esordio auto-intitolato i From The Inside, progetto nato dalla collaborazione tra il dotato singer Danny Vaughn (Waysted, Tyketto, Vaughn) e l'italiano Fabrizio Grossi, qui in veste di produttore oltre che bassista. I due si circondano per questa seconda release di tre nuovi elementi, due dei quali veri veterani della scena AOR e melodic hard, quali il chitarrista Jimi Bell (ArcAngel, Cannata, House Of Lords) ed Eric Ragno (Ted Poley, David Readman, Michael Bormann, Jeff Scott Soto) alle keys.
Il songwriting è affidato in buona parte (ma non esclusivamente) alla premiata ditta composta dai fratelli Tom e James Martin, che in quest'ultimo biennio hanno già abbondantemente offerto i loro servigi ai vari Ted Poley, Khymera e House Of Lords, contribuendo non poco al buon esito dei loro rispettivi album. Se da un lato i fratelli Martin sono sinonimo di garanzia in tali ambiti, dall'altro la loro brillante opera di stesura rischia tuttavia di rappresentare paradossalmente quasi uno svantaggio per il nuovo parto discografico dei From The Inside; infatti tra le note di questo Visions si ripercorrono un po' le assonanze, almeno in termini stilistici ed in misura minore melodici, con i recenti lavori dei suddetti artisti. Ovviamente non essere arrivati per primi non può certo rappresentare una colpa per i From The Inside, ma resta il fatto che per chi ha già avuto a che fare con i vari Smile (Ted Poley), Greatest Wonder (Khymera) ed in parte minore Come To My Kingdom (House Of Lords), abbia un po' come l'impressione di ritrovarsi di fronte soltanto ad una più che valida alternativa.
L'interpretazione del buon Vaughn è come suo solito calda e toccante, ed ogni membro della band svolge in maniera egregia il proprio compito, ma soprattutto non mancano le belle melodie e le buone canzoni, aspetti imprescindibili per un qualsiasi AOR-maniac e per il buon esito di un qualsiasi album classificabile in tale genere. Si prendano a tal proposito a titolo di esempio quelli che possono essere considerati due tra i pezzi forti del disco, ossia Making Waves e soprattutto la title-track Visions; entrambi i brani sembrano possedere tutte quelle caratteristiche essenziali per entrare nelle grazie anche degli AORsters più navigati ed esigenti, per merito delle bellissime linee melodiche e le atmosfere solari e struggenti al contempo.
A mancare quindi non è affatto la qualità, quanto piuttosto la varietà, non a caso molti brani passano quasi inosservati anche dopo più passaggi, proprio perché troppo spesso incentrati sulle stesse coordinate, in uno stile già consolidato e in richiami che vanno dai più recenti Ted Poley e Khymera agli storici Journey, Survivor ed ovviamente Tyketto (basti sentire Listen To Your Heart), nonostante ciascuno di questi faccia poi emergere la propria intrinseca bellezza che risiede proprio nelle piccole e quasi impercettibili peculiarità. Ed allora si possono distinguere le gustose ballad If It's Not Love e Love Is No Stranger, l'energica e solare opener Light Years, perfetta per il ruolo che ricopre, o ancora la stupenda One More Night In Heaven, autentica perla con un qualcosa di memorabile che farà presto innamorare di sé qualsiasi amante dell'AOR.
In fin dei conti Visions si rivela quindi un lavoro ampiamente consigliato, in particolar modo a tutti gli irriducibili amanti dell'AOR, confermando questo 2008 come un anno particolarmente fortunato per queste sonorità, riportate sempre più in auge, benché si tratti di un genere sempre più confinato come genere di nicchia, grazie alla costante e qualitativa opera della nostrana Frontiers e alla perseveranza e alle eccelse doti di personaggi come Danny Vaughn e Fabrizio Grossi.