- Peter Frampton - electric and acoustic guitars, ebow
- Chad Cromwell - drums
- John Regan - bass
- Arthur Stead - keyboards, piano
- Courtney Pine - tenor saxophone
- Shawn Fichter - drums
- Stanley Sheldon - bass
- Gustavo Ramirez - piano
- Daniel de los Reyes - percussions
- Matt Cameron - drums
- Mike McCready - guitar
- Gary Westlake - bass
- Gordon Kennedy - acoustic and electric guitars
- Brian Bennett - drums
- Mark Griffiths - bass
- Hank Marvin - guitar
- Blair Masters - keyboard, samples
- Warren Haynes - guitar
- Charlie Watts - drums
- Bill Wyman - bass
- Chris Stainton - piano, Hammond B-3 organ
- Paul Franklin - pedal steel
- Mark Harris - Hammond B-3 organ
- Charles Chadwick - acoustic bass
- Stephan Dodash - viola
- John Jorgenson - lead and rhythm guitar
1. Boot it up (Feat. Courtney Pine)
2. Ida i vuelta (out and back)
3. Black hole sun (Feat. Matt Cameron and Mike McCready of Pearl Jam)
4. Float (Feat. Gordon Kennedy)
5. My cup of tea (Feat5. Hank Marvin and Brian Bennett of The Shadows)
6. Shewango way
7. Blooze (Feat. Warren Hayes of Govt Mule)
8. Cornerstones (Feat. Charlie Watts and Bill Wyman of the Rolling Stones)
9. Grab a chicken (put it back)
10. Double nickels (Feat. Paul Franklin)
11. Smoky
12. Blowin' smoke (Feat. Matt Cameron and Mike McCready of Pearl Jam)
13. Oh, when...
14. Souvenirs de nos peres
Fingerprints
Peter Frampton non ha bisogno di introduzione perché ormai è una leggenda vivente del mondo musicale (al punto da fare un cameo anche in una puntata dei Simpsons come pochi altri musicisti hanno già fatto) e, soprattutto, lo si può posizionare tranquillamente nei gradini alti fra i più grandi chitarristi moderni nati da quegli incasinatissimi anni '80 che tanto ci hanno dato di buono ma che, allo stesso tempo, ci hanno buttato dietro anche tantissima spazzatura da dimenticare immediatamente.
Dobbiamo però precisare subito un paio di punti che risultano essere fondamentali per capire il genio creativo del nostro:
- stiamo parlando di uno di quegli artisti che, il più delle volte, decidono di utilizzare solo ed unicamente la chitarra per creare ed incidere canzoni (ovviamente con grandi strumentisti che creano la base in sottofondo) e quindi il disco di questa recensione dobbiamo collocarlo tra i generi "chitarra strumentale" un po' come per altri grandi guitar players come Steve Vai e Joe Satriani;
- proprio riguardo a questi ultimi due, bisogna precisare che il suo modo di suonare e fare musica di Frampton si distacca alquanto da quello dei colleghi: qui stiamo parlando di una persona che preferisce mettere la nota giusto al punto giusto piuttosto che creare serie virtuose di giri melodici o trovate mirabolanti nel suonare lo strumento.
Abbiamo quindi un artista che, nel corso di questi lunghissimi anni, ha toccato generi molto diversi e a volte addirittura opposti, perché ha sempre voluto affrontare nuove sfide ma sopratttutto ampliare i propri limiti e le proprie caratteristiche.
Detto questo possiamo tranquillamente affrontare l'analisi del suo ultimo lavoro Fingerprints, suo primo disco strumentale. I suoni, è inutile dirlo, sono straordinari; c'è un'accuratezza nel bilanciamento dgli alti dei bassi e delle medie frequenze che è fantastica. Questo è opera senz'altro sia di Frampton ma anche del grande staff che gli stà alle spalle. Molte volte non si pensa e non si dà il peso necessario al lavoro di post-produzione che, invece, è essenziale per la riuscita di un album soprattutto quando il disco in questione è strumentale. Con un mixaggio come questo, nessun strumento passa in secondo piano. In ogni traccia si può sentire il caldo avvolgente del basso, il tintinnio rilassante e roboante dei piatti della batteria e, prima fra tutti, la chitarra di mr. Frampton che, con il suo tocco leggero e a tratti deciso, riesce ad armonizzare il tutto con toccate davvero geniali.
Tutto questo spazia e lascia di stucco l'ascoltatore (dobbiamo dire che il genere strumentale è un genere che in questi anni è piuttosto ostico all'orecchio dei più perchè ormai ci si è abituati a pensare alla canzone come a uN qualcosa dove ci sono degli strumenti che suonano ma anche una voce che canta).
Per Fingerprints non possiamo non dire che la chitarra riesce a trasportarci in ambienti e mondi completamente al di fuori della realtà ma, cosa ancora più importante, riesce davvero a farci capire cosa significhi quando sentiamo dire che "la chitarra canta". Gran parte della riuscita dell'album è anche dovuta alla presenza di canzoni sempre diverse tra loro che se prima toccavano generi più rock e decisi, ora toccano più aspetti e sonorità d'ambiente riuscendo così a darci un vero e proprio panorama musicale quasi a 360°. Non bisogna poi dimenticare che ogni traccia è caratterizzata dalla presenza di una persona illustre che cambia a seconda del tema sonoro toccato; abbiamo così collaborazioni di persone come Warren Hayes dei Govt Mule in Blooze, canzone altamente rock e "rurale"; Paul Franklin in Double Nickels, John Jorgenson in Souvenirs de nos peres e molti altri ancora.
Fingerprints è un disco sicuramente riuscito che, si spera, possa far ritornare in auge quel genere chitarristico strumentale che viene solitamente snobbato dai più e relegato solo a una piccola cerchia di appasionati. Probabilmente il motivo di unire tanti artisti insieme è stato anche questo: cercare di rendere il più avvicinalbile possibile un genere che pochi conoscono ma da cui moltissimi chtarristi oggi famosi sono nati.