- Glen Hansard - Voce, chitarra
- Colm Mac Con Iomaire - pianoforte, voce, violino
- Joe Doyle - basso, voce
- Rob Bochnik - chitarra, voce
- Johnny Boyle - batteria, percussioni
1. Song for Someone
2. Falling Slowly
3. People get ready
4. Rise
5. When your mind is made up
6. Sad songs
7. The Cost
8. True
9. The side you never get to see
10. Bad Bone
The Cost
L'Irlanda, si sa, è un paese dalla forte connotazione musicale. Quello che non tutti sanno, però, è che non tutta la musica proveniente dal paese delle verdi colline è musica folk composta da folletti danzanti, unicamente amabile se si è degli autoctoni o quantomeno degli autoctoni acquisiti per amore del paradosso, o per merito degli ettolitri di Guinness ingurgitati in patria o nei frequenti pellegrinaggi in terra irlandese. Tralasciando esempi noti come U2 o i più datati Thin Lizzy, meritano una felice menzione i Frames del rossissimo Glen Hansard, attualmente tra i migliori esponenti del panorama pop rock dell'isola di Smeraldo.
The Cost, sesto album del gruppo, è sostanzialmente un disco di canzoni pop estremamente melodico ed estremamente malinconico, che poco ha a che fare con il folklore irlandese se non per i lievi connotati grigi che traspaiono dalle canzoni in esso contenute e un violino usato sempre con discrezione. Sarò franco: ognuna di queste perle è egregiamente composta, ben arrangiata e in alcuni casi (Falling Slowly, Rise, When Your Mind Is Made Up) potenzialmente pericolosa per la vostra serenità. La chitarra acustica fa da sfondo ad ognuna delle canzoni, suggerendo poi la vera origine compositiva di ciascuna di esse e lasciando trasparire quel che di acustico/cantautoriale che gli appassionati dei vari Damien Rice ma anche Iron & Wine apprezzeranno senza dubbio.
Menzione particolare va fatta per i testi, probabilmente tutti autobiografici. In questo senso, è probabilmente il caso di dire che The Cost fa male. Hansard è un ottimo interprete di se stesso e il suo timbro baritonale, sommato alla sue notevoli doti vocali, esprime magnificamente quando la gioia (People Get Ready), quando la tristezza (Falling Slowly), quando la disperazione (Rise). Non c'è, a dirla tutta, grande felicità nelle note di quest'uomo, ed è uno degli aspetti di forza di questo disco e in generale della sua produzione, sia coi Frames che col progetto chiamato The Swell Season. Siamo di fronte ad un cantautore che scrive e canta col cuore in mano, senza filtri, che trova nelle sue canzoni un vero canale di sfogo per le sue emozioni. Sentire la sua voce roca che grida libera nel microfono, piacciano o meno le cose che scrive, è un esempio di libertà artistica e di spontaneità da cui tutti, musicisti e non, dovrebbero trarre insegnamento. Ed è poi la caratteristica fondamentale di ogni grande artista: la capacità di prendere l'ascoltatore/osservatore per la mano e portarlo dentro sé stesso, nei sentimenti e nei colori del proprio mondo.
Se volete farvi un regalo potete vedere il film “Once”, nel quale Glen Hansard recita come protagonista e nel quale sono presenti due delle canzoni presenti in The Cost. Questo implicherà indirettamente l'obbligo di ascoltare anche The Swell Season, disco di debutto del gruppo omonimo in cui Hansard canta con la amica/fidanzata (e protagonista di "Once") Marketa Irglova.