Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Domino Records
Anno: 
2001
Line-Up: 

Kieran Hebden - tutti gli strumenti

Tracklist: 

1. Glue of the World - 5:02
2. Twenty Three - 3:24
3. Harmony One - 1:41
4. Parks - 6:03
5. Leila Came Round and We Watched a Video - 1:39
6. Untangle - 4:36
7. Everything Is Alright - 2:31
8. No More Mosquitoes - 3:39
9. Tangle - 3:44
10. You Could Ruin My Day - 7:03
11. Hilarious Movie of the 90's - 3:29

Four Tet

Pause

Il secondo album a nome Fout Tet, Pause, viene registrato tra la primavera e l'estate del 2000, ma pubblicato nel 2001 per la nuova label Domino Records.
Con questo nuovo full-length, Hebden evade dai confini e dimostra d'essere non più solo un buon discepolo di Amon Tobin, come si era presentato in Dialogue, ma un artista del suono che è ora riuscito a trovare una propria originale forma espressiva.

Già nell'opener Glue of the World si nota, oltre alla maggior limpidezza e freschezza in sede di produzione, anche una preminenza di elementi folkeggianti (chitarre acustiche, rintocchi orientali) rispetto alla vena jazz dell'esordio, rimasta ora parzialmente dominante solo nel drumming, divenuto però anch'esso più profondo e ipnotico, in stile trip-hop.
In Twenty Three è addirittura un trascinante pattern di chitarra, a cui si aggiungono cascate di suoni percussivi, droni sintetici, beat quasi hip-hop e languidi fiati, a guidare e determinare l'umore centrale del pezzo.
Incastonati tra i due brevi intermezzi ambientali Harmony One e Leila Came Round and We Watched a Video, i 6 minuti di Parks partono da una puntina che sfrega sul vinile sovrapposta a rumori lontani di bambini che giocano, per aggiungervi un minimale e malinconico carillon, un beat sintetico, gravi vibrazioni d'archi e arpeggi orientali.
La ritmica diventa pulsazione techno in Untangle, sul cui fondale si alternano glitch minimali e arpeggiati celestiali, mentre la successiva Everything Is Alright prende un classico beat breakcore per stemperarlo e renderlo semplice cornice del gioco tra una melodia chitarristica bluegrass, intermittenze drone, e un giro di note a pioggia su tastiera.
Il beat lento e paludoso di No More Mosquitoes, che ricorda i trip-hop di Tricky, viene avvolto da cascate di glitch, e ruota attorno ad una frase cantilenata come filastrocca da una voce infantile, a sua volta contrappuntata da arpeggi folk orientaleggianti.
You Could Ruin My Day, il pezzo più lungo grazie ai suoi 7 minuti, raggiunge forse anche il vertice emotivo e creativo del lotto, grazie ad una impetuosa e neoclassica melodia centrale al clavicembalo su cui si innestano un pulsante beat ed una pioggerella d'arrangiamenti, che prendono il sopravvento durante una pausa ritmica, guidati da un nuovo arpeggio di chitarra, prima del ritorno di un beat due volte più potente rispetto all'iniziale, con coda finale a contrabbasso e drumming prima di auto-bloccarsi e lasciare spazio alla conclusiva Hilarious Movie of the 90's, costituita da un continuo remix e avvolgimento attorno ad una melodia di carillon.
La natura parzialmente ancora adolescenziale e giocosamente sperimentale dei processi compositivi di Hebden è rappresentata al meglio da una traccia come Tangle, in cui un rapido arpeggio chitarristico parte al contrario, viene girato nel verso corretto, lascia spazio a gorgoglii acquatici ambient, ed infine torna in versione contraria sino al fade-out finale.

Ma, nonostante l'ancora non raggiunta completa maturità, con questo full-length il giovane londinese consegna alla musica un lavoro assolutamente pionieristico nei campi della folktronica e del glitch-hop, anticipando in maniera decisiva alcuni dei sound più innovativi degli anni successivi (che saranno affinati al meglio dai vari The Books, Colleen, Clann Zú da una parte per il versante più folk, Prefuse 73 e Flying Lotus dall'altra per il versante più hip-hop, ma di cui si ciberanno anche l'IDM dei Boards of Canada, e il glitch-pop che adotteranno The Notwist, Hood, e molti altri nomi minori loro affini).
Ciò che realizza Pause è il conio di una prima e vera formula di folktronica radicale e indipendente, che si emancipa dalle radici dei songwriter (in particolare Beth Orton e Juana Molina) che timidamente ne avevano introdotto l'idea, lanciandola verso una dimensione puramente elettronica, free-form e sperimentale.
 

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