Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Output
Anno: 
1999
Line-Up: 

Kieran Hebden - tutti gli strumenti

Tracklist: 

1. The Space of Two Weeks – 5:50
2. Chiron – 5:23
3. Alambradas – 1:55
4. 3.3 Degrees from the Pole – 6:00
5. Misnomer – 3:20
6. Liquefaction – 4:58
7. She Scanned – 3:12
8. Calamine – 7:38
9. The Butterfly Effect – 6:21
10. Aying (CD only) – 4:56
11. Fume (CD only) – 9:53
12. Charm (CD only) – 5:04

Four Tet

Dialogue

Il londinese Kieran Hebden, classe 1977, forma la sua prima band Fridge all'età di 15 anni, assieme ai compagni di scuola Adem Ilhan e Sam Jeffers; con il primo disco Ceefax, del 1997, entrano nel filone di band post-rock figlie dei Tortoise.
Ben presto Hebden, inizialmente chitarrista, si avvicina al mondo dell'elettronica, e dapprima introduce nei Fridge l'utilizzo dei sampler, poi decide di dar vita al proprio progetto solista Four Tet, con il quale esplorare senza vincoli quel sentiero.

Il primo full-length a nome Four Tet, ovvero Dialogue, viene registrato tra l'ottobre 1997 e il settembre 1998, per poi trovare pubblicazione nel 1999 sotto la label Output di Trevor Jackson (futura mente dei Playgroup), assieme al colossale singolo Thirtysixtwentyfive uscito l'anno precedente, una lunga composizione di 36 minuti che introduceva il suo approccio all'elettronica.

L'interessante miscuglio stilistico che riesce ad ottenere Hebden vede in primo piano dei beat secchi e penetranti, utilizzati con pattern ritmici e spesso anche linee di basso in chiave jazzata, sui quali si stendono avvolgenti e frizzanti tessiture sonore.
L'orecchio di riguardo non è tanto ai virtuosismi tecnologici ed alla componente ambient degli Autechre, già principale eredità di Aphex Twin e affini, quanto alla sublimazione compositiva dal piglio jazz appena concretizzata da Amon Tobin con il seminale album Bricolage del 1997 a partire da tutte le intuizioni del filone breakbeat e drum'n'bass; Hebden riprende quello stesso stile e lo applica a soluzioni sonore vicine anche all'illbient di DJ Spooky e a tratti al turntablism hip-hop atmosferico di DJ Shadow, entrambi divenuti star con i loro dischi del 1996.

Grazie ad una notevole sensibilità per timbriche e mixing, Hebden riesce a variare continuamente la materia d'origine tenendo sempre alta la qualità, infilando in successione tracce con delineate identità: The Space of Two Weeks (un intreccio di rilassanti sonorità cocktail-lounge e jazz fatta detonare da un tappeto ritmico frenetico), Chiron (con drumming jazzato campionato e remixato in forma breakbeat, mentre flussi di fiati e gorgoglii glitch vanno e vengono sul fondale), Alambradas (breve intermezzo con cascata di sample esotici), 3.3 Degrees from the Pole (che si lascia andare ad un baccanale di percussioni e fiati, senza però mai smarrire la centrale melodia al basso arrangiata dai layer ambient), Misnomer (forse l'intreccio più coinvolgente di figure jazzate, malinconici sample strumentali e drumming remixato), Liquefaction e She Scanned (i momenti più simili all'ambient-techno di scuola Autechre), Calamine (con maggior enfasi sui tappeti esotici, e sviluppata senza fretta per quasi 8 minuti), e la conclusiva The Butterfly Effect (con beat nuovamente frenetici, percussioni etniche, accordi al piano, sample ambientali e ruvidi assoli ai fiati).

Nella versione CD vengono inoltre aggiunte le tracce Aying, Fume e Charm, costituenti una spinta ancor più evidente nei territori del jazz etnico, sino a toccare in Charm una commistione di lenti beat riverberati e strumenti mediorientali che pare una rivisitazione "new age" della The Private Psychedelic Reel dei The Chemical Brothers.

Questo debutto, ottima e fresca sintesi di un po' tutte le tendenze elettroniche nate lungo i 5 anni precedenti, gioca con forme già da altri ben codificate, e mostra dunque ancora un intrinseco limite nel campo dell'innovazione, limite che però Hebden supererà con il balzo stilistico che costituiranno i suoi due album successivi.
 

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