- Niclas Frohagen - chitarra, synth, programming, voce
1. Sleeping Death (16:57)
2. November Dream (10:44)
3. Bleak Dormition (05:20)
4. Open Wound (13:55)
5. Departure (14:19)
Departure
Il progetto Forest of Shadows nasce nel 1997 e si concretizza con le prime uscite discografiche, come cinque demo ed un ep nel periodo compreso tra il 1998 e il 2001, tutte pubblicazioni di ottima fattura, curate nella struttura e nel tessuto decadente. Dopo numerosi cambi di line-up, la band rimane costituita da un solo membro, il polistrumentista Niclas Frohagen, che dà alla luce questo Departure nel 2004, l’album Doom Metal migliore dell’anno per le sue atmosfere ovviamente disperate, ma che trasmettono novità dal punto di vista stilistico.
Le sonorità delle cinque monumentali tracce paiono agli appassionati della florida scena svedese come le composizioni degli Opeth rivestite in chiave straziante e malinconica, dotate di un ritmo lento ed esasperante, che però non risulta noioso all’ascolto.
I bellissimi testi, scritti dallo stesso Niclas nel momento di formazione dei Forest of Shadows, sono tristi ballate che rimangono impresse nella memoria per la negatività delle emozioni trasferite: solitudine, dolore, morte. Il sound è molto particolare, in quanto varia da passaggi Doom/Death ad altri totalmente differenti, riconducibili addirittura ai Massive Attack di Mezzanine: così si compongono le cinque canzoni che alternano parti più aggressive, in cui il doppio pedale è impiegato costantemente, ad altre chiusure di suono, cupe e vellutate, dove spicca lo splendido clean di Frohagen.
Sleeping Death, con le sue sezioni acustiche e con la malinconia che trasporta, guida l’ascoltatore in un vortice monotono, ma in cui si scoprono sempre nuovi dettagli, elementi essenziali come pianoforti di sottofondo, partiture che si sovrappongono a costituire un’eco eterea, soluzioni geniali non percettibili al primo impatto.
L’oscurità che circonda l’intero album lascia intravedere uno spiraglio melodico e sognante: November Dream crea un’atmosfera onirica in cui uno scenario viene dipinto minuziosamente come in quadro…e la voce di Niclas, sia nelle distensioni, sia nelle aperture colpisce direttamente nel profondo ogni ascoltatore.
Una musica congegnata efficacemente, chiusa in se stessa, confinata dai costanti riffs di chitarre, basso, batteria e tastiera e legata alle invenzioni stilistiche di grandi nomi come Katatonia, Opeth e Agalloch. I successivi tre pezzi, anch’essi molto estesi in durata, seguono la stessa scia di desolazione, abbandono e disagio esistenziale che contraddistingue ogni brano; e come la strumentale Fire Dormition strugge per il ritmo e per le melodie scanditi dalla chitarra, così la voce espressiva e coinvolgente di Open Wound risuona in un alone misterioso e inquietante, all’interno dell’animo di ciascun individuo.
La morte e lo sconforto sono i temi principali di tutto Departure, argomenti non affrontati superficialmente, ma espressi con numerose metafore nelle liriche tormentate, come anche nell’ultima più violenta canzone omonima, Departure, diretta e ben strutturata nei quattordici minuti in cui si snoda.
Il lavoro svolto da Niclas Frohagen sorprende per la maturità compositiva del musicista svedese, che spazia su diversi generi e correnti stilistiche, giungendo a creare un sound unico e penetrante, che può essere la viva testimonianza dell’impegno speso a ricercare soluzioni non sempre scontate pur non esibendo virtuosismo o rapidità di esecuzione. Departure è tutt’altro, è un’opera ben concepita non solo nella sezione strumentale ma anche in quella lirica, fattore scadente della maggior parte dei gruppi Doom, ripetitivi e senza spiragli di innovazione.