- Marco Benevento - voce
- Alessandro Pace - chitarra
- Andrea Chiodetti - chitarra
- Francesco Sosto - tastiera
- Davide Pesola - basso
- Jonah Padella - batteria
1. Cold Waste
2. The Wandering
3. Death Is Our Freedom (click to listen)
4. Departure (click to listen)
5. Eschaton (click to listen)
6. Last Minute Train
7. Ladykiller
8. The Fall
9. Days Of Nothing
10. Into The Lips Of The Earth
Days of Nothing
Dopo il successo ottenuto dai Novembre, capaci di strappare un contratto alla prestigiosa Peaceville Records, i Foreshadowing, nuovo sestetto emergente della scena gotica romana, riesce a firmare per un’altra significativa etichetta straniera, la Candleliht Records. L’esordio discografico Days Of Nothing è un capitolo che conserva la decadenza tipica dei My Dying Bride più apocalittici e dei Paradise Lost più nichilisti, arricchendo il tutto con la melodia romantica propria dei concittadini Novembre.
Le menti del progetto Foreshadowing non sono tuttavia nuove al panorama italiano, perché dietro al misterioso Days Of Nothing si celano il chitarrista Alessandro Pace (meglio noto come Alex Vega dei Dope Stars Inc., nonché ex-Spiritual Front e Klimt 1918), l’altro chitarrista Andrea Chiodetti, il tastierista Francesco Sosto (entrambi un tempo impegnati con gli Spiritual Front e i Klimt 1918) e il bassista Davide Pesola (Klimt 1918).
“Sing The Sorrow, Enjoy The End” è la frase che si erge emblematica su Days Of Nothing, racchiudendo tutta la filosofia dei Foreshadowing, improntata a ripercorrere i meandri del dolore, della privazione e della morte. In un contesto apocalittico, espresso chiaramente anche dalle foto promozionali scattate dalla band, prende forma una delle opere Gothic Metal migliori non sono in campo italiano ma addirittura europeo: l’opener Cold Waste trasuda un’atmosfera My Dying Bride nelle sue sonorità a cavallo tra Doom e un Gothic dal sapore romantico e tenebroso.
La voce del cantante Marco Benevento (già attivo nei How Like A Winter) conferisce con la sua espressività un tono delicato e malinconico, conformandosi alle splendide interpretazioni di Aaron Stainthorpe dei My Dying Bride: l’apice di Days Of Nothing è costituito dalla quinta Eschaton, colma di sezioni avvolgenti e capace di trasmettere oscure sensazioni all’ascoltatore. I cori sono carichi di mestizia, mentre la canzone si sviluppa in un crescendo di passione, testimoniato dal binomio voce-tastiera, mai così valida per tutta la lunghezza del platter.
I patterns di Jonah Padella (già batterista nei Grimness) variano dall’usuale accompagnamento alle cavalcate in doppia cassa, ma non eccedono nel Metal estremo, mantenendo così una compattezza unica ed efficace.
Un’altra traccia degna di particolare nota è la title-track Days Of Nothing, che riassume nel ritornello l’essenza della musica dei Foreshadowing, fatta di solitudine, alienazione e meditazione: la chitarra clean crea aloni magici con i suoi costanti arpeggi, raffigurando l’ennesimo elemento coinvolgente dello stile dei romani.
In definitiva l’esordio Days Of Nothing può essere considerato come il risultato di un lavoro collettivo curato e complesso, perché nei dieci capitoli in cui si struttura il disco non si perde mai competitività.
La produzione valorizza poi tutti gli strumenti, permettendo una suddivisione precisa e professionale, che contribuisce, insieme all'artwork realizzato da Seth Siro Anton (disegnatore per Paradise Lost, Rotting Christ e Caliban) a rendere Days Of Nothing una piccola perla nel panorama gotico.
Un’ultima nota deve essere spesa per supportare questa originale scena gotica italiana, che nel 2007 ha invaso il mercato con full-lenghts coinvolgenti e mai ripetitivi: il meraviglioso Dopoguerra dei Klimt 1918, nel suo sperimentalismo aveva preannunciato nel 2006 le pubblicazioni di acts come Novembre (The Blue), Oblivio (Dreams Are Distant Memories), The Sun Of Weakness (Trompe L’Oeil) ed appunto The Foreshadowing. Pertanto si consiglia agli amanti delle sonorità oscure plasmate dai celebri Opeth, My Dying Bride e Katatonia di lasciarsi affascinare da un panorama italiano così ricco e così spesso dimenticato, perché le potenzialità sono elevate e l’impegno profuso è notevole.