Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Stygian Crypt
Anno: 
2011
Line-Up: 

Marios Koutsoukos  Lyrics 

Gianluca Tamburini  Guitars, Bass 

Filip Vučković  Vocals 

Jaco  Guitars, Bass 

Juan Pablo "Juskko" Churruarin  Accordion 

Emily Cooper  Soprano Recorder, Piccolo, Tenor Recorder 

Metfolvik  Vocals 

Dennis Schwachhofer  Drums 

Nostarion  Cello 

Rhode Rachel  Vocals 

Robert Downing  Fiddle 

Kyle Freese  Drums 

Anaïs Chevallier  Vocals (female) 

Michaël Fiori  Lyrics, Vocals, Bass, Electric guitars 

Hildr Valkyrie  Vocals (female), Keyboards 

Tracklist: 

1. Sons of the North  06:53  

2. Rider on the Winds  03:54  

3. Taking Arms  04:05  

4. Lord of Serpents  03:56  

5. Wind of Conquest  04:30  

6. Ravens on the Wing  04:28  

7. Odin Wills It  04:00  

8. Black Knights  04:19  

9. To Vinland We Sail  03:43  

10. Defying the Storm  04:38

 

Folkearth

Sons of the North

Folkearth è un progetto molto ambizioso. Il suo nome lascia trasparire una sorta di alleanza mondiale sotto il nome del folk metal e così é. Musicisti da tutto il mondo prendono parte al progetto nato nel 2004, il quale si é prolungato sino al 2011 con questo Sons of the North, nono album in una carriera molto produttiva. La formazione vede elementi provenienti da Paesi come Grecia, Lituania, Monaco, Francia Argentina, Stati Uniti, Italia, Croazia e Germania per un totale di quindici persone.

Tante teste da unire, tante tradizioni da fondere e tante influenze da amalgamare non è affatto cosa semplice. I diversi tipi di folk derivanti da tanti Paesi lontani creano un gran lavoro e non sempre il gruppo si è dimostrato all’altezza del progetto. Musicalmente, possiamo dire che, come da prassi, la base musicale del disco è fornita di elementi chiaramente derivanti dalla scuola black metal nordica con puntate sul death melodico, ai quali vengono sovrapposti sporadici intervalli tipicamente folk con l’uso degli strumenti del genere: arpe, flauti, violini e tamburi.  Il growl maschile sovente viene alternato alle suadenti tonalità femminili che meglio si adattano alla tessitura folk, a tratti sostenuta da un tappeto power metal. A tale proposito citerei in particolare Rider on the Winds, traccia che mostra molte meno inflessioni estreme rispetto all’opener.

Procedendo all’ascolto del disco, le prime debolezze vengono allo scoperto. Il growl continua nella sua timbrica inespressiva e c’è una disomogeneità di base che non è da sottovalutare: troppe le influenze e non si riesce a seguire il filo conduttore. Ogni traccia possiede un’anima diversa dalle altre e ciò crea un impatto non del tutto buono, quando si sarebbero potute unire tutte queste idee al fine di creare un genere vero e proprio, ascoltabile in ogni singola canzone. Il disco, con il passare dei minuti, non mostra segni di vitalità ed originalità rendendo difficile l’ascolto. Quasi impossibile citare una canzone migliore dalle altre perché tanto gira che ti rigira si ascoltano sempre le solite note con un condimento diverso che, come detto prima, può variare al massimo dal power all’extreme metal.

Sinceramente, mi sento di raccomandare questo lavoro solamente ai più accaniti ascoltatori di folk metal e a nessun altro. Personalmente, non trovo nulla di eccezionale in questo progetto che forse si regge in piedi solamente per il nome che si porta dietro ed al suo numero di collaborazioni.

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