- Didge Digital - tastiera
- Chris Overland - voce
- Steve Overland - chitarra
- Merv Goldsworthy - basso
- Pete Jupp - batteria
1. Tough it Out
2. Don't Stop
3. Bad Luck
4. Someday
5. Everytime I Think of You
6. Burning My Heart Down
7. The Dream that Died
8. Obsession
9. Can You Hear me Calling?
10. Does it Feel Like Love
11. Feels so Good
Tought It Out
Capolavoro assoluto, classico esempio di uno dei cinque dischi da portare su di un'isola deserta, Tough It Out è un disco se non altro degno di menzione, e che tutti gli hard rockers dovrebbero almeno rivalutare, anche perchè gli autoiri di questo disco assoluto, ovvero gli inglesi FM, big band che più d'ogni altri, se si eccettuano gli inossidabili Shy, seppe riscostruire, e con un certo successo, il suono americano in terra d'albione, arrivando a pubblicare una manciata di ottimi platters che solo l'opera impietosa del fato ha saputo rilegare fra le memorie sbiadite di molti instancabili romantici.
Già, questo Tough it Out del 1989, rappresenta senza alcun dubbio il massimo sforzo a livello economico che la Epic/Cbs era riuscita a mettere sul campo per spingere la band sul mercato americano, un album che, dati alla mano, aveva tutte le carte in regola per scalare le classifiche di vendita e di gradimento, potento contare su di una produzione sfavillante ad opera del mago Neil Kernon, il mixaggio di Nigel Green (Def Leppard), nonchè sul contributo a livello di songwriting del buon Desomnd Child, della coppia formata da Judith e Robin Randall (Starship), nonchè sull'operato del sapiente paroliere Jess Harms (Eddie Money), ma che, con il senno del poi, fallì irrimediabilmente nel suo intento.
Eppure gli FM non erano dei novellini all'epoca, ma una band di tutto rispetto formata per lo più da veterani della scena Hard'n Heavy britannica come i fratelli Overland, entrambi ex Wildlife, il bassista Merv Goldsworthy (ex Diamond Head e Samson) ed il funambolico batterista Pete Jupp (Samson), musicisti che sapevano come attrarrele simpatie degli amanti del rock melodico, grazie a prestazioni sempre e comunque al di sopra della media, riuscendo a convincere anche i più scettici, in un album che concatena un numero impressionante di anthem impressionanti. Infatti, l'AOR venato di propensioni melodic rock di Tough it Out, si riallaccia al sound di veri e propri pionieri come gli Asia, Night Ranger, o ancor meglio dei Foreigner e Journey, ridisegnando, in parte, nuovi orizzonti espressivi, risaltati da uno spelndido lavoro di songwraiting di scuola americana, naturalmente, e da arrangiamenti mai troppo ridondanti, in cui sia le chitarre del buon Chris Overland che i tasti cromati del tastierista Didge Digital, si ritagliano lo stesso spazio.
Elementi questi che portano alla costituzione di piccole gemme naturali come nel caso della frizzante Obsession, il mid tempo cromato di Bad Luck che richiama i Boston di Third, o la stessa splendida title track, un brano abbastanza orientato verso sonorità high tech, l'hit da classicfica Someday, ripresa in un secondo momento nientemeno che da Mark Free per il suo album da solista, e che richiama il Micheal Bolton più rock, grazie alla voce calda ed espressiva di Steve Overland, che nonostante si muova sempre e comunque su di un registro canoro molto asettico, riesce sempre e comunque ad emozionare come nel caso della suadente ballad Everytime I Think of You molto suadente ed evocativa.
Insomma, un must per tutti gli amanti del genere melodico, per anni introvabile nella sua prima tiratura su major, anche perchè fuori catalogo, è da poco tornato disponibile in versione rimasterizzata e con l'aggiunta di qualche bonus track, perciò quale occasione più ghiotta di tentare di farsi emozionare lasciandosi cullare sulle note cromate di questo classico esempio di arte contemporanea riversata su pentagramma?