Wayne Coyne - lead vocals, guitar, keyboards
Michael Ivins - bass, keyboards, backing vocals
Steven Drozd - lead vocals, drums, guitar, keyboards, backing vocals
Kliph Scurlock - drums, percussion
Derek Brown - guitar, keyboards, percussion, backing vocals
1. Look…The Sun Is Rising
2. Be Free, a Way
3. Try to Explain
4. You Lust
5. The Terror
6. You Are Alone
7. Butterfly, How Long It Takes to Die
8. Turning Violent
9. Always There…In Our Hearts
The Terror
Il tredicesimo album dei Flaming Lips, cosa aspettarsi dunque?
Sarebbe buona norma non immaginarselo neanche un disco della band di Oklahoma City che – ricordiamolo – è stata una delle poche che in quasi trent’anni di storia è stata in grado di portare avanti un discorso sempre legato alla psichedelia senza mai imbalsamarla o cristallizzarla in stilemi datati, arcaici o morti.
Con questi lucidi folli quel verbo stesso è diventato qualcos’altro, così legato al rock e al pop ma allo stesso tempo – data la sua natura visionaria – così libero di assumere forme e colori ogni volta sempre nuovi.
Quando mai ci si è annoiati con un disco dei Flaming Lips? Quando mai un disco dei Flaming Lips è stato così uguale ad un altro disco dei Flaming Lips? E chi ha avuto il piacere di assistere ad uno show dei Flaming Lips – soprattutto gli ultimi - cosa può raccontare delle meraviglie e delle magie cui ha assistito?
Domande retoriche di cui conosciamo le risposte ma che non annullano quel carico di trepidazione con cui ci si appresta ad ascoltare The Terror, magari con quel paio di mesi di ritardo che spesso aiutano a spegnere quel chiacchiericcio di fondo troppo alto che rischia di disturbare, in barba alle fottutissime leggi dei media per le quali dopo due mesi un disco è ‘old’ o ‘out’.
Seguendo quindi le mie primitive ed assolutamente arbitrarie tecniche di ‘decantazione’ posso affermare che The Terror è un gran disco.
Look …The Sun Is Rising, primo brano dell’album chiarisce subito intenzioni ed atmosfera. Il senso di solitudine e di isolamento ricorda quello di un disco come Ghost In The Machine dei Police depurato da ogni tentazione commerciale ed aggiornato all’evo dei Mars Volta, con qualche disturbo intermittente vagamente industriale ad amplificare la componente di alienazione.
I precursori di tali stati d’animo però restano sempre i Pink Floyd più liturgici come quelli di A Saucerful of Secrets e Cirrus Minor e Be Free, A Way non fa altro che rinnovarne la pasta con sostanze chimiche segrete, probabilmente le stesse che nella successiva Try To Explain dimostrano che quando vogliono, i Lips in termini di bucolicità pop non son secondi a nessuno, proprio come i loro fratelli/figliocci di sangue Mercury Rev.
Poi arriva la quarta traccia, You Lust, che dura tredici minuti ed è tutto uno stratificarsi di keys, synth e drones, psichedelia da terzo mondo con una linea melodica in minore che fa venir voglia di intonarci su No Quarter dei Led Zeppelin e che non si perde mai fino al decimo minuto, allorquando una sospensione di elettronica vintage subentrerà e durerà fino al termine del brano.
La titletrack alquanto innocua sino alla metà diventa poi più incombente ed apre la porta a You Are Alone in cui si percorrono oscuri corridoi che conducono in stanze vuote; siamo sul pianeta più lontano ed irraggiungibile: siamo dentro noi stessi.
La seguente Butterfly, How Long It Takes To Die non è affatto meno cupa solo perchè è più dilatata ed ha accenti ritmici più marcati.
La solita elettronica aliena che ormai da quarantacinque minuti ci ricorda che siamo in una capsula apre Turning Violet che sembra quasi voler reagire e fornire una chiave di volta a questa depressione dominante ma non sarà così perché siamo alla fine e la conclusiva Always There .. In Our Hearts è somma e sublime riassunto di The Terror tutto. Le chitarre affilate tagliano, la ritmica è quasi crudele, Wayne Coine inanella un’innocente e terribile filastrocca nella quale ci racconta alcune cose che albergano nel nostro tremebondo muscolo cardiaco. Thom Yorke potrebbe pensarci ad una possibile cover.
The Terror è un album che piega le leggi dello spazio-tempo; mai un disco composto di tracce così lunghe è volato via così in fretta. Non c’è nessuna gioia qui dentro, deve essere un momento molto cupo per i Flaming Lips ma a me hanno regalato uno dei dischi dell’anno.